Dal Vangelo secondo Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
OMELIA
sabato 6 GENNAIO 2009
Oggi, con un’espressione un po’ antiquata, si celebra la messa dell’infanzia missionaria cioè dei bambini delle missioni. E allora vorrei iniziare, vorrei iniziare rispondendo alla domanda che Filippo, che ha sette anni, ha fatto a suo papà dopo la predica di sabato scorso in cui io commentavo il versetto di Giovanni: “Dio nessuno l’ha visto”.
E allora lui ha detto al papà: “Ma come mai nessuno l’ha visto, se Gesù era vero Dio e vero uomo, quelli che hanno visto Gesù hanno visto Dio”.
Così questa domanda di Filippo (anche il nome, come dire, è importante, è importante perché è l’apostolo Filippo aveva fatto in fondo la stessa domanda a Gesù, e aveva ricevuto la risposta di Gesù quando ha chiesto “mostraci il Padre e ci basta”, e Gesù aveva detto: “Chi vede me, vede il Padre”).
Perché è proprio vero che nessuno ha mai visto Dio, ma quella domanda ha trovato risposta quando il Figlio di Dio, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, quando ha detto la frase “chi vede me vede il Padre”, vede Gesù, vero uomo e vero Dio, nato da Maria e vero Dio, generato dal seno del Padre, dal Padre, vero Dio nel seno del Padre, tant’è vero che un versetto di san Giovanni dice: “Dio nessuno l’ha visto, ma il Figlio unigenito che è Dio, che è Dio con il Padre e con lo Spirito Santo, che è Dio nel seno del Padre, Lui lo ha fatto vedere”.
“Chi vede me vede il Padre”, chi vede Gesù vede il Padre.
E così l’altra cosa nel Vangelo di oggi che sempre mi ha colpito, la frase che in qualche modo più mi è cara.
I magi a Gerusalemme non hanno visto più la stella che avevano visto nel suo sorgere, la stella che era davanti a loro, quando invece hanno rivisto la stella, la stella che avevano visto spuntare, ecco quando hanno rivisto la stella che ora li precedeva, quando hanno rivisto la stella essi “provarono una grandissima gioia”.
E il testo dice che hanno provato una grandissima gioia quando hanno visto la stella, non lo ripete neppure dopo quando hanno visto Gesù, ma quando hanno visto la stella hanno provato una grandissima gioia.
Bastano piccoli indizi, basta un piccolo indizio, come la parola che usa la liturgia ambrosiana dei magi, “per sideris indiciis”, per indizio di una stella, basta un piccolo segno della sua presenza per riempire il cuore di una gioia traboccante. Basta un indizio piccolo che Lui è presente, basta un indizio piccolo di Lui che opera perché è presente, basta un indizio piccolo di Lui, basta un indizio piccolo di Gesù per riempire il cuore di gioia.
E così vedendo quell’indizio come i Magi, rivedendo la stella, quella stella che avevano visto al suo spuntare, rivedendo la stella “gavisi sunt gaudio magno valde”, hanno provato, hanno gioito di una gioia grande, molto grande.
Basta un indizio, basta che qualcuno testimoni che vuole bene a Gesù, questo in fondo racchiude tutti gli indizi della sua presenza, quando qualcuno può dire: “Tu sai che ti voglio bene”, quando il cuore dell’uomo, il cuore dell’uomo può dire, senza neppure sapere come (come tante volte ci ricorda don Giussani): “Io non so come, eppure ti voglio bene”, quando il povero cuore, quando il cuore dell’uomo può, toccato dalla sua grazia, affermare “io ti voglio bene” non può farlo se non perché, come l’indizio della stella, se non perché il cuore è toccato dalla gioia, quando il cuore dell’uomo può dire “tu sai, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene”.
Così in questa espressione generica, generica ma che racchiude, che racchiude tutto, racchiude anche la possibilità di volere bene al proprio prossimo, che racchiude tutto, che racchiude “tu sai che ti voglio bene”, come è stupendo questo fatto nella mia vita, che le persone che ho incontrato hanno voluto bene a Gesù e volendo bene a Gesù hanno voluto bene anche a me.