III DOMENICA DI AVVENTO

GiacomoMessa

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».


OMELIA (sabato 15 DICEMBRE 2007)

Ai più piccoli nel regno dei cieli, coloro che per grazia, senza alcun loro merito, sono dal Signore scelti per essere suoi, suoi piccoli, il Signore prendendoli per mano nel cammino della vita fa imparare, secondo i suoi tempi e secondo i suoi disegni, fa imparare le due cose di cui la liturgia di oggi è piena.
Innanzi tutto fa imparare la costanza e la pazienza. Innanzi tutto la costanza, la pazienza.

La pazienza, dice Agostino, non deriva da “patire”, ma deriva da “portare”, la pazienza è portare, è continuare a portare l’attesa del Signore. È continuare a portare la domanda di Dio.
Ai piccoli il Signore dona di continuare nella domanda di Dio, ai piccoli il Signore dona di continuare nella preghiera.
Come è grande questa grazia, possiamo dire è la grazia più grande, la grazia più grande che è la perseveranza, insieme all’essere trovati in grazia di Dio al momento della morte.
Questa costanza nella preghiera, questo imparare, questo imparare per grazia – ogni volta che la preghiera sorge dal cuore è dono di Dio – questo imparare a rimanere nella preghiera, a rimanere nella domanda di Lui, a rimanere nell’attesa del Signore, a rimanere nell’attesa del suo manifestarsi, secondo i suoi tempi e secondo la sua grazia, insieme – insieme, insieme, perché altrimenti sarebbe uno sforzo che viene dall’uomo, ma non dalla sua grazia – insieme al rimanere nella speranza del miracolo, perché è il miracolo, è il miracolo il segno, il segno di Gesù Cristo.

A Giovanni, ai discepoli di Giovanni, che chiedevano: “Sei tu colui che deve venire, sei tu l’atteso, sei tu il messia o dobbiamo aspettare un altro?”, Gesù non risponde, Gesù indica i suoi miracoli. È il miracolo, solo il miracolo il segno di Gesù Cristo.
A questi piccoli il Signore dona di rimanere nell’attesa, di rimanere in preghiera, e di rimanere nella speranza del miracolo, di rimanere nell’attesa del miracolo, l’attesa dei suoi miracoli, dei suoi miracoli. al cuore dell’uomo, al cuore di questi piccoli: il miracolo innanzi tutto che conoscono e che vedono questi piccoli, e quei miracoli che riconoscono o possono riconoscere anche il prossimo di questi piccoli, certi miracoli che anche il mondo può riconoscere.
“Glorifica il Figlio Tuo, come il Figlio Tuo glorifica te”, così inizia la preghiera di Gesù nell’ultima cena: “Padre, glorifica il Figlio tuo, dà gloria al tuo Figlio, al tuo Figlio unigenito dà gloria, come il Figlio tuo ti glorifica, come il Figlio tuo dà gloria a te. E poi dice: “Dà gloria, perché il mondo creda, perché il mondo, il mondo riconosca”.
Come i discepoli di Giovanni, così il mondo possa riconoscere, possa vedere il manifestarsi dei suoi miracoli.
Così a questi piccoli nell’attesa della sua gloria definitiva, nell’attesa che il Signore ritorni per sempre.
In questa attesa ai suoi piccoli il Signore, come alla Madonna, come al Magnificat della Madonna, come alla Madonna, doni di rimanere in preghiera e di rimanere nella speranza dei suoi miracoli.