Natale del Signore

GiacomoMessa

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».


OMELIA Santo Natale

Questa sera in fondo non c’entra il re Erode, colui che tra pochi giorni avrebbe ucciso i santi innocenti.
Questa sera c’entra soltanto, è presente soltanto lo sguardo di Maria e di Giuseppe a quel loro bambino.
È presente soltanto lo stupore di Maria per quel parto pieno di stupore. “Talis decet partus Deum”. Così a Dio si addiceva il parto.
Così sant’Ambrogio.

È presente soltanto, soltanto il correre dei pastori per l’annuncio dell’angelo, ma mossi per l’influsso della grazia.
Perché non basta la parola per toccare il cuore, se la grazia non tocca il cuore la parola non commuove.

Così quei fortunati, dice il Manzoni, quei fortunati andarono e videro, come era stato loro promesso, videro vagire il re del cielo.

Questa sera, in questa sera insieme alla Madonna, insieme a san Giuseppe, insieme ai pastori desideriamo soltanto guardare questo bambino, desideriamo soltanto stare vicino a questo bambino, a questo bambino con quello che noi siamo, con il cuore, con il povero cuore, con la povera libertà che noi abbiamo, quel cuore e quella libertà che si esprime nella domanda e nel pianto, nel pianto di gioia perché tanto si è amati, perché così si è amati.

Questa sera desideriamo soltanto domandare, perché si può solo domandare. E quando lo si domanda è già vicino, quando lo si domanda, già la grazia ha toccato il cuore, domandando che si riveli a noi, che si faccia vicino a noi, che ci abbracci, che ci porti.
Questa sera desideriamo solo, desideriamo solo domandare, come canteremo alla comunione, domandare alla Madonna di dare anche a noi Gesù, anche Gesù, questa sera desideriamo soltanto, domandiamo soltanto che la dolcezza e che la tenerezza del cuore di Maria e del cuore di Giuseppe possa avvolgere anche noi, vogliamo questa sera solo ascoltare il vagito, il pianto del bambino e vogliamo solo guardare il dormire felice del bambino, di quella felicità, di quella felicità che in pienezza, in sovrabbondante pienezza vive nel seno del Padre, nel godimento dello Spirito Santo.

Così vogliamo stare vicini a quel bambino, quel bambino che è il figlio di Maria, quel bambino che è il figlio unigenito di Dio, quel bambino che è la salvezza della nostra persona, la salvezza della nostra vita, che è vita, che è vita che sconfigge la paura della morte, quel bambino che è dolcezza che abbraccia il nostro povero cuore, quel bambino che è la salvezza del mondo.