IV DOMENICA DI PASQUA

GiacomoMessa

Salmo responsoriale
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché
anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme:
egli non commise peccato
e non si trovò inganno sulla sua bocca;
insultato, non rispondeva con insulti,
maltrattato, non minacciava vendetta,
ma si affidava a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce, perché,
non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.
Eravate erranti come pecore,
ma ora siete stati ricondotti al pastore
e custode delle vostre anime.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
OMELIA

12 aprile 2008 [Scarica]

Come è bella l’immagine sia del Vangelo, sia del salmo che abbiamo ascoltato e sia della Lettera di san Pietro: “Eravamo erranti come pecore”, come pecore disperse, come quella pecorella smarrita, quella pecorella affaticata.
Mi è stata regalata l’immaginetta di Gesù, buon pastore, che toglie da un cespuglio di spine, toglie una piccola pecorella per metterla sulle spalle. Anche le immagini belle e semplici della tradizione cristiana possono aiutare.
“Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime”. Non solo colui che guida, non solo colui che prende in braccio, perché non basta pregare se non si è presi in braccio, quando si è piccoli piccoli bisogna essere presi in braccio. Ricondotti al pastore custode, a colui che custodisce, colui che guida, colui che porta e colui che custodisce. Questo essere portati da Gesù, questo essere custoditi da Gesù, questo essere abbracciati da Gesù, questo vivere nell’attrattiva che è Gesù, questo vivere in grazia di Dio.

Gesù nel vangelo dice che è la vita e la vita in abbondanza: “Io sono venuto [io, Lui] perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”, la vita, la vita in abbondanza è essere portati da Lui, la vita, la vita in abbondanza è essere custoditi da Lui, la vita, la vita in abbondanza è l’essere nella sua attrattiva e nella sua grazia. Questa vita che adesso, come noi nel gesto del nostro battesimo, questa vita in abbondanza che adesso sarà donata per pura grazia a questi bambini, questa vita in abbondanza che è donata anche a noi, questa vita in abbondanza Lui, solo Lui, la custodisce, tant’è vero che ogni peccato mortale fa perdere questa vita in abbondanza.
In Paradiso questa vita in abbondanza sarà posseduta per sempre, in Paradiso questa vita in abbondanza sarà nella sicurezza e nella pienezza per sempre, qui, questa vita in abbondanza è nella speranza.

Sant’Agostino ha un’immagine così bella: parla della speranza come della rugiada della vita. E la rugiada, la rugiada, dice, non è la sorgente, in Paradiso berremo alla sorgente. In Paradiso nessuno, nessuno ci strapperà più questa vita in abbondanza. Qui la vita in abbondanza, la vita della grazia, è solo come rugiada, è come gocce di felicità nel deserto della vita, eppure come, come è piena di felicità questa rugiada. Allora, dice Agostino, se è già così felice, se è già così stupenda la rugiada di questa vita, pensate come sarà la sorgente, pensate come sarà felice la sorgente, pensate come sarà pienezza di felicità il Paradiso se già qui solo la rugiada, solo gocce di rugiada di questa vita in abbondanza, se già qui quando si sperimenta solo gocce di questa felicità, solo la sorpresa e lo stupore di questa felicità, se già qui è così bella, è così bella questa rugiada, se già qui è così bello essere portati in braccio da Lui, se già qui è così bello essere custoditi da Lui, se già qui è così pieno di felicità l’essere abbracciato da Lui, pensate, pensate che cosa sarà il Paradiso quando saremo abbracciati dalla sorgente stessa, quando la sorgente della grazia ci abbraccerà per sempre.