XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

GiacomoMessa

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».


OMELIA

sabato 6 OTTOBRE 2007 [Scarica]

Quante volte la lettura che abbiamo ascoltato del profeta, quante volte mi è stata vicina e ha confortato il mio cuore! Quante volte quelle parole sono immediatamente venute anche alle mie labbra.

“E il Signore rispose e mi disse: scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un tempo, parla di una scadenza e non mentisce. Se indugia attendila perché certo verrà e non tarderà, ecco soccombe colui che non ha l’animo retto mentre il giusto vivrà per la sua fede.”

Come questa attesa, questa attesa non solo del manifestarsi finale del Signore, quando tutti lo riconosceranno, non solo del suo manifestarsi glorioso, ma anche questa attesa, questa attesa del suo manifestarsi dentro la storia degli uomini, del suo manifestarsi nel miracolo della fede e nel miracolo della fede che compie miracoli, come questa attesa rende, non per capacità nostra, ma rende, questa attesa rende la fede, la nostra povera fede, la rende così bella e così preziosa agli occhi del Signore, rende il dono della fede, rende questo custodire molte cose.

Come mi è cara questa raccomandazione di Paolo in carcere al figlio prediletto, Timoteo, che ripete in tutte e due le lettere che scrive a Timoteo: “Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in noi”, perché non siamo noi a custodire il deposito se lo Spirito Santo, se la Grazia, la sua Grazia, non lo custodisce con noi e per noi.

E così questa attesa, questa attesa del Signore, che il Signore dona di vivere nella fede, questa attesa come rende evidente, come rende evidente che siamo inutili servi, abbiamo fatto quanto dovevamo fare, siamo inutili servi, abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

E così, dentro questa attesa che il Signore, che il Signore custodisce a cui il Signore risponde, come è conforto la preghiera, forse una delle preghiere più belle nella liturgia della Chiesa: “O Dio che esaudisci le preghiere del tuo popolo, al di là di ogni desiderio e di ogni merito, al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia, effondi su di noi la tua misericordia, Tu che siedi alla destra del Padre abbi pietà di noi”.

Pensavo prima mentre cantavamo il Gloria, guardando il mosaico che si vede dal presbiterio con Gesù Cristo in trono, “abbi pietà di noi, effondi su di noi la tua misericordia”, su questa inutilità, su questo essere servi inutili, su questa inutilità amata, perché così, quando Tu effondi la tua misericordia è più evidente che è tua, che è tua, è evidente che rispondi al di là di ogni desiderio e di ogni merito, “effondi su di noi la tua misericordia, perdona ciò che la coscienza teme”, ma poi l’ultima invocazione è la più bella di tutte: “E aggiungi, aggiungi tu ciò che la preghiera non osa sperare”. Aggiungi tu ciò che la preghiera non osa sperare.

Domani è la festa della Madonna del Santo Rosario, lei, Regina delle vittorie. Al termine della messa reciteremo la preghiera così semplice nella sua espressione di pietà popolare, così semplice, la preghiera alla Madonna di Pompei, la supplica alla Madonna di Pompei.

Così il Santo Rosario, il Santo Rosario è la preghiera più evidente del servo inutile, dell’inutilità del nostro pur doveroso compiere i doveri del proprio stato, abbiamo fatto quello che dovevamo fare, siamo servi inutili, è la preghiera in cui è più evidente essere servi inutili, essere piccoli piccoli, come un bambino appena nato, è la a preghiera incompiuta e evidente che è il Signore, che è il Signore che aggiunge quello che non osiamo sperare.