II DOMENICA DI QUARESIMA

GiacomoMessaDal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto


OMELIA

sabato 27 FEBBRAIO 2010 [Scarica]

Luca nel suo vangelo più volte parla di preghiera: “E mentre pregava”, avviene il miracolo della trasfigurazione, mentre Gesù pregava, mentre Gesù pregava, nel suo corpo è anticipata la gloria della sua resurrezione.

Così è molto bello che, parlando Gesù, come dice il vangelo di Luca che abbiamo ascoltato, parlando della sua morte a Gerusalemme con Mosè ed Elia – il Vangelo usa la parola esodo, il suo esodo, per indicare la passione di Gesù –parlando con la legge e i profeti, con Mosè ed Elia, della sua passione, viene innanzitutto anticipata la gloria della sua resurrezione.

Per accettare la croce, anche per Gesù, si accetta la croce in vista della gioia, guardando la gioia che gli era posta innanzi. La croce è accettata partendo dalla gioia, dalla gioia infinita del Figlio nel grembo del Padre, nella gioia infinita che è il dono della Spirito Santo, e della gioia che viene promessa anche nel suo corpo con la promessa della resurrezione.

È in forza di questa gioia, di questo abbandono, come dice santa Teresina, che è rimasto, anche nella sua passione, il bambino prediletto del Padre, è in forza di questo abbandono, abbandono del bambino, che il Figlio unigenito accetta la croce.

Com’è bella l’espressione di san Tommaso d’Aquino che dice che il Padre ha donato al Figlio, perché accettasse la passione, gli ha donato la pienezza della carità che è lo Spirito Santo.

Non è un eroismo la croce di Gesù! La croce di Gesù è un abbandono infinito di amore, la croce di Gesù è il bambino, il bambino eterno nel seno del Padre, che si abbandona nella sua umanità, si abbandona, per la carità dello Spirito, in forza della carità, questo dono infinito, dello Spirito, si abbandona al Padre.

Come è bello, come è bello guardare così al crocifisso, come è bello guardare al crocifisso come questo abbandono di amore, come questo dono del Padre, non solo perché dona il Figlio, ma perché dona anche la possibilità di abbandonarsi, che è la carità dello Spirito Santo, il dono infinito dello Spirito Santo, che è il godimento infinto del Padre e del Figlio che è lo Spirito Santo.

Come è bella la fede cristiana, per quel poco, per quel pochissimo che del mistero, che del mistero qui sulla terra possiamo riconoscere appena. Ma come è bella la fede cristiana: che anche la nostra risposta, tutta la risposta di Gesù, del buon Gesù all’amore del Padre nasce per l’infinita grazia, per l’infinito godimento che è lo Spirito Santo. Come è bella la fede cristiana in cui l’abbandono, l’abbandono del piccolo nelle braccia del Padre, in Colui che ha fatto, in cui anche noi nel prediletto siamo prediletti! Come è bella questa possibilità di abbandono, di abbandono che abbraccia tutto, persino l’ultimo istante, l’istante della morte.

Preghiamo, preghiamo la Madonna, preghiamo la Madonna che ci accompagni, che prevenga con la sua preghiera, con la sua preghiera, la preghiera di Gesù.
Quante volte durante la preghiera eucaristica, durante la Consacrazione, quante volte mi stupisco e mi commuovo a pensare che chi prega è il Signore.