Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazie a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!
Dal Vangelo secondo Matteo
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
OMELIA
In questi ultimi giorni, mentre ci prepariamo al Santo Natale, due parole, quando la grazia del Signore tocca il mio cuore, due parole salgono: la prima è ‘grazie’ e la seconda è ‘vieni’.
‘Grazie’ anche perché le parole che Paolo rivolge ai cristiani di Roma come sono reali e uguali per noi: “A quanti sono in Roma, amati da Dio e santi per vocazione, grazie a voi e pace.”
‘Grazie’.
“Ti ringrazio perché mi hai creato, fatto cristiano, conservato in questa notte o in questo giorno”, cioè conservato in vita.
Non si può ringraziare se non di un dono che rende contento il cuore, allora uno dice grazie, allora è evidente che è fortunato, allora è evidente che è amato da Dio ed è per sua chiamata, per sua chiamata salvo.
Quando il Signore si fa vicino, allora la preghiera è: “Vieni, vieni, Gesù”.
C’è una preghiera di sant’Ambrogio che in questi giorni mi conforta, che è tutto un ripetere questo “vieni, vieni”. Dice a un certo punto: “Perché se tu indugi noi ci perdiamo, vieni, trova, cerca, cerca me, trova, prendimi in braccio, portami”.
Il Natale, in questi giorni prima del Natale, questa semplice preghiera, “vieni”, possa nascere nei nostri cuori, vieni, prendimi in braccio, portami – come è bello questo “prendimi in braccio e portami” – tu che sei stato preso in braccio, tu che sei stato portato, quando eri piccolo, da Maria e da Giuseppe, prendi in braccio anche me, anche me, povero peccatore, prendi in braccio anche me, porta anche me, anche me che voglio essere, che desidero essere, che sono così piccolo, come tu quando eri piccolo.