XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

GiacomoMessa

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalit
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».


OMELIA

sabato 29 settembre 2007 [Scarica]

Celebriamo questa santa messa in ricordo e in preghiera per il servo di Dio Papa Luciani.

Nella seconda lettura, tratta dalla lettera di San Paolo al discepolo prediletto, Timoteo, è molto bella e corrisponde, in parecchi aspetti, meglio, in tutto, corrisponde all’immagine e alla vita di papa Lucani.
Mi sono molto care le lettere di San Paolo a Timoteo per tanti motivi, anche per un motivo molto personale: perché la frase che Paolo dice di Timoteo è la stessa, o una simile frase, che Giussani nei miei primi incontri personali con lui mi ha rivolto. Paolo dice di Timoteo: “Accoglietelo perché come animo non c’è nessuno che abbia un animo come il suo uguale al mio”, come animo non c’è nessuno simile di animo uguale al mio.
Così Paolo a Timoteo e in questa lettera. Paolo innanzitutto a Timoteo dice di custodire il comandamento.
Che cos’è il comandamento che Paolo dice di custodire? In altri passi della lettera parla di deposito.
Che cos’è questo comandamento?
È quello che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa in eredità.
Ma come si può custodire il deposito della fede?
In questa lettera san Paolo dice: Il Signore è capace di custodire il suo deposito”. Il Signore custodisce la fede, il Signore custodisce quello che ha fatto e quello che ha detto. Custodisce Lui, custodisce Lui la sua eredità. È il Signore.
Questo deposito, desto proprio perché lo custodisce il Signore, questa ricchezza verrà donata gratuitamente a questi bambini che adesso battezziamo, perché quando facciamo insieme le promesse del battesimo in cui rinunciamo a Satana e in cui crediamo in Dio, nel Signore Gesù Cristo e nello Spirito Santo, quello è il deposito che chiediamo al Signore di custodire nel cuore.
E poi Paolo invita Timoteo, nel cammino della vita, invita a cercare la pazienza e la mitezza.
Come è grande il Signore che attraverso le circostanze della vita ci insegna, anzi ci dona la pazienza e la mitezza.
La pazienza, vedete, è il rimanere in preghiera, questa è la pazienza cristiana, la pazienza cristiana è rimanere in preghiera davanti al Signore, senza pretendere, senza anticipare, è quello di domandare, di domandare al Signore che poi ci dona mitezza.
“Imparate da me che sono mite e umile di cuore”.
Questa mitezza di cui il sorriso di papa Luciani era profezia la cui visibilità era la testimonianza più semplice che chiedeva il Signore di dare. Questa mitezza: “Imparate da me.” Così il Signore, così chiediamo quello che Lui ha vissuto, quello di cui il suo cuore era pieno, “perché sono mite e umile di cuore”, anche a noi, anche a noi verrà donato.

E poi un’ultima cosa.
Paolo dice a Timoteo di fare la bella professione di fede, e dice di farla come l’ha fatta Gesù, come Gesù ha fatto la sua bella professione di fede, come Gesù ha fatto, ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato.
Che cos’è la nostra testimonianza?
In latino la parola testimonianza e la parola professione di fede è la stessa parola, cioè “confessio”.
La nostra testimonianza è riconoscere quello che fa Gesù, è riconoscere la testimonianza di Gesù.
Quando Pietro l’ha tradito, poi Gesù lo ha guardato e Pietro, per quello sguardo, per quello sguardo si è messo a piangere, Lo testimoniavano le lacrime.
Gesù l’ha guardato e si è messo a piangere.
Così la nostra testimonianza, la nostra testimonianza è possibile quando Gesù ci guarda, quando Gesù ci viene vicino, quando Gesù si fa vicino a noi, come quando la mamma si fa vicino al bambino, allora il bambino dice: “mamma”.
Così è la nostra testimonianza: è possibile perché il Signore si fa Lui vicino.

Che la Madonna, lei che ha avuto così vicino il suo Signore, lei che l’ha portato nove mesi nel suo grembo, che la Madonna doni anche a noi la semplicità di questa fede, la semplicità di questa mitezza di cuore.