II DOMENICA DI PASQUA

GiacomoMessa

Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


OMELIA

sabato 29 marzo 2008 [Scarica]

“Venne Gesù a porte chiuse, stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi»”.
Sant’Ambrogio, commentando questo venire di Gesù a porte chiuse, ha una espressione molto bella. Dice: “Venne a porte chiuse non per natura incorporea, ma per qualitate resurrectionis”. Non venne a porte chiuse perché non aveva il corpo, perché aveva una natura incorporea, ma venne a porte chiuse perché il suo corpo (tant’è vero che aggiunge: “è il corpo quello che si vede, è il corpo che si può toccare”) per la qualità del corpo risorto, per il suo corpo risorto, quel corpo che non è più soggetto al limite del tempo e dello spazio, al limite del tempo e dello spazio: venne a porte chiuse non perché non aveva il corpo, non perché era di una natura incorporea, ma per la potenza della risurrezione.

Come è semplice, nella grazia del Signore, come è semplice la fede della Chiesa! La fede dei cristiani è la risurrezione di Cristo. Questa è la fede dei cristiani: la risurrezione, che è risuscitato nel suo corpo reale, quel corpo che Tommaso ha potuto toccare, come ci è stato utile il dubbio di fede di Tommaso, così che Gesù ha potuto dire: “Metti la tua mano e tocca il mio fianco, tocca la ferita del costato”. Guarda e tocca.

Sant’Ignazio d’Antiochia così per questo corpo genera due espressioni, due espressioni che in questo tempo di Pasqua mi accompagnano.
La prima è che se non fosse risorto nel corpo, noi non potremmo essere liberati dai nostri vizi. È la sua carne che ci libera dai vizi della carne.
Così sant’Ambrogio: “Vitia carnis mundas caro”. È la sua carne che ci può purificare dai vizi della carne.

E poi l’altra espressione di sant’Ignazio d’Antiochia, quando parla della verginità.
La verginità può essere donata ai cristiani per il corpo e la carne del Figlio. Non si può vivere nella verginità del cuore e non si può vivere, per chi ne riceve la grazia e il dono, nella verginità anche del corpo se il Signore non fosse risorto nella sua carne. È la sua presenza, è la presenza della sua carne risorta, è la presenza di Lui, di Lui vivo, vivo nella realtà totale della sua umanità, di Lui vivo nell’anima e nel corpo, è la sua presenza, è la sua umanità, è quell’umanità che la Madonna poteva abbracciare, quella umanità che Giuseppe, quando era piccolo il bambino, poteva tenere in braccio, è questa umanità, nella totalità della sua umanità, nella sua carne e nella sua anima, nel suo corpo e nella sua anima, è l’umanità del Figlio di Dio che rende possibile la purezza del cuore e del corpo, che rende possibile la verginità del cuore che è di tutti e la verginità anche del corpo che è di coloro a cui il Signore la dona.
È la sua umanità, è la sua umanità. Se non fosse risorto nella pienezza della sua umanità, se non fosse risorto così che poteva mostrare le sue piaghe gloriose, se non fosse risorto così che Tommaso l’ha potuto toccare con mano, così che gli apostoli l’han potuto vedere, se non fosse risorto nel suo corpo, se non fosse vivo, vivo nella sua umanità completa, non potremmo vivere, non potremmo vivere nel cuore e nel corpo, non potremmo vivere nella purezza del cuore e del corpo.

Che la Madonna, lei che ha abbracciato il suo Figlio risorto, lei che l’ha abbracciato nella pienezza della sua grazia e quindi nella pienezza della sua verginità, che la Madonna doni anche a noi la tenerezza di questa misericordia, per noi poveri peccatori, la tenerezza, di questo abbraccio verginale.