TUTTI I SANTI

GiacomoMessaDal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».


OMELIA

1 novembre 2007 [Scarica]

Oggi la Chiesa guarda, lieta, lieta qui sulla terra, la Chiesa ancora pellegrina sulla terra, guarda lieta coloro dei suoi figli, coloro che già godono in pienezza del Signore.
“Voi che in pienezza godete di Dio”, guarda coloro che godono in pienezza della sua presenza, coloro il cui cuore è riempito della felicità del loro Signore, guarda questa schiera, questa schiera, questa moltitudine immensa di eletti, quarantaquattro mila eletti delle dodici tribù di Israele, dodicimila eletti per ogni tribù, per indicare la pienezza, per indicare innanzi tutto che gli eletti sono del suo primo popolo eletto.
Proprio nella pienezza degli eletti d’Israele la Chiesa guarda questa moltitudine immensa che nessuno poteva contare di ogni nazione, popolo, razza e tribù, tutti stando in piedi davanti al trono e davanti all’agnello, avvolti in vesti candide.

E poi la Chiesa contempla il perché di queste vesti bianche degli eletti: “Essi, così il vegliardo risponde al discepolo prediletto, san Giovanni, essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole bianche, rendendole candide con il sangue dell’agnello”.
Così il cuore diventa puro, diventa puro per il sangue di Gesù Cristo. Per Colui che solo è grande, come abbiamo cantato: “Tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’altissimo, Gesù Cristo”. Colui che è unico santo non ha voluto però restare solo e ha reso santi, realmente santi, realmente puri tra gli uomini, una moltitudine di poveri peccatori che nel cuore da Lui, nel cuore e nella vita da Lui, da Lui sono resi santi, nel cuore, nelle opere, nel volto e nella vita, da Lui sono resi santi.
Così la Chiesa contempla la loro gioia e la loro vittoria e il loro trionfo.

E poi abbiamo cantato, lo ha cantato il coro, ed è bello il canto: “Nella cui vittoria, si rallegrano gli angeli e lodano il figlio di Dio”.
Così guardiamo la loro felicità e guardiamo la loro vittoria e chiediamo che anche noi, innanzi tutto anche a noi, al termine di questa vita, sia data la stessa felicità e la stessa vittoria, perché questo è ultimamente ciò che conta, ultimamente ciò che conta è la salvezza dell’anima. Questo è ciò che definitivamente conta: la felicità per sempre, questo è ciò che definitivamente interessa: la vittoria per sempre.

Innanzi tutto chiediamo che anche a noi sia data la stessa felicità per sempre, la stessa vittoria per sempre. E chiediamo anche, per la loro intercessione, chiediamo anche che qui in terra la stessa felicità e la stessa vittoria, secondo i disegni del Signore, secondo la ricchezza della sua Grazia, che anche qui in terra si manifesti la stessa felicità e la stessa vittoria.

Così concludo dicendo quello che due anni fa durante questa festa mi è stato evidente, per la prima volta, forse perché era la prima festa dopo la morte di don Giussani, in cui Giussani era in Paradiso. Mi è stato evidente, con una evidenza assoluta che chi si confessa bene diventa santo, diventa santo già qui sulla terra, chi si confessa bene come Gesù ha voluto, come la santa chiesa oggi comanda, chi si confessa bene diventa santo. “Diventa santo” vuol dire che quella gioia viene anticipata sulla terra, “diventa santo” vuol dire che quella familiarità, quella familiarità piena di stupore (familiaribus stupenda virtus, dice L’imitazione di Cristo) che quella familiarità piena di stupore diventa più vicina, più cara al cuore, la compagnia del cuore, chi si confessa bene diventa santo vuol dire che diventa più facile piangere di commozione e di gratitudine, che diventa più facile piangere dei propri peccati, ma non per il rimorso dei propri peccati, ma perché così peccatori siamo così amati, così peccatori siamo così voluti bene, così peccatori siamo così prediletti.
E queste lacrime di gratitudine diventano più vicine, più facili, più care.

Chi si confessa bene, chi si lascia portare dal legno della sua umiltà, dice sant’Agostino, chi si lascia portare, senza vergogna, dal legno della sua umiltà, già qui sulla terra, già qui sulla terra, sperimenta la sua felicità e la sua vittoria.