XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

GiacomoMessa

Dal vangelo secondo Luca

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».


OMELIA

sabato 13 ottobre 2007 [Scarica]

Durante la Santa Messa siamo invitati a rendere grazie, anche nella preghiera eucaristica, proprio nel momento della consacrazione, ripetendo il gesto e le parole del Signore Gesù, per due volte diciamo che Gesù rese grazie.
Rese grazie la notte in cui veniva tradito, rese grazie a poche ore da quando avrebbe iniziato la sua passione.
Rese grazie perché questo, dice sant’Ambrogio, è il dovere più grande, quello di rendere grazie al Signore.

Rendere grazie:” Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, conservato in questo giorno (o in questa notte)”.
Così siamo (stati) abituati a pregare quando eravamo piccoli nel Ti adoro: Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano (come adesso questi due bambini che sono resi gratuitamente, per pura grazia, cristiani), fatto cristiano, conservato, conservato nella vita, perché anche di questo in ogni istante dovremmo rendere grazie, possiamo dire grazie, conservato nella vita, e conservato nella vita di grazia, perché sarebbe una cosa infelice essere conservati in vita se non fossimo da Lui conservati in quella vita che è la felicità per sempre, in quella vita di grazia che sola apre il Paradiso, cioè la felicità per sempre.

Il Signore ci conserva la vita e ci conserva per Sua grazia, per Sua grazia nella vita di grazia, per questo il primo dovere, il primo dovere è di dire grazie.

Ma c’è un’osservazione così bella di san Tommaso d’Aquino, così bella e così semplice, semplice da intuire, da capire, che non si può dire grazie se non si è contenti del dono.
Non si può dire grazie. Si può fare un dono bellissimo ai bambini, ma se loro non sono contenti di quel regalo non dicono grazie.
Non basta ricevere un dono per dire grazie, bisogna essere contenti del dono.
Bisogna che il dono renda lieto il cuore, bisogna che il dono della grazia diventi cuore, renda lieto il cuore, allora si dice grazie, allora si rende lieto il cuore, allora è facile, è facile tornare come questo Samaritano, questo straniero, buttarsi ai piedi di Gesù, adorare Gesù, mettersi in ginocchio, davanti all’Eucaristia, davanti al tabernacolo, mettersi in ginocchio e non sapere altro che dire grazie, e non essere capaci di dire nient’altro se non di ripetere, se non di ripetere grazie.

Così chiediamo al Signore, chiediamo al Signore che ci faccia contenti del Suo dono, che ci faccia contenti della Sua grazia, che ci faccia diventare contenti della Sua grazia, che sia diletto per il cuore la Sua grazia, che sia dolcezza per il cuore la Sua grazia, così che Gli diciamo grazie, sorretti, preceduti dalla Sua grazia, ci preceda e ci accompagni sempre la Sua grazia, preceduti e sorretti dalla Sua grazia possiamo dirgli grazie.

Che la Madonna ci doni, ci doni questa semplicità del cuore, che la Madonna ci doni le lacrime di gratitudine, di dire grazie a Lei, di dire grazie al suo Figlio, di dire grazie di essere così voluti bene.