XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

GiacomoMessa

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?».
Dicono: «L’ultimo».
E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
E` venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».


OMELIA

sabato 27 settembre 2008

Celebriamo questa messa nel ricordo, in suffragio del servo di Dio Giovanni Paolo I nel ventesimo anniversario della sua improvvisa morte.
Lo ricordiamo come un pastore buono.
In questi giorni ho letto sul breviario un discorso sui pastori di santa Chiesa, e soprattutto nell’ultima parte di questo discorso sant’Agostino insiste nel dire che unico è il pastore, il Signore Gesù Cristo è l’unico pastore della sua Chiesa, è l’unico che conduce ai pascoli della vita che dona la gioia, è l’unico pastore, e i pastori buoni, i pastori buoni sono quelli che vogliono bene a Gesù.
È stato un buon pastore perché ha voluto bene a Gesù, perché è stato un buon cristiano, cioè ha voluto bene a Gesù.
Così nei pastori buoni è solo un riflesso, un timido riflesso dell’unico pastore, è solo un riflesso della sua grazia.

E oggi, le letture di oggi, … la frase di san Paolo: “Abbiate tra di voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, abbiate nel vostro cuore i sentimenti di Gesù”.
E Paolo dice quali sono i sentimenti di Gesù, i sentimenti che aveva nel suo cuore, e racchiude tutti i sentimenti di Gesù nella umiltà… “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Così anche voi abbiate i sentimenti di Gesù, cioè abbiate in cuore l’umiltà, l’umiltà è la radice, è la sorgente di tutte le altre grazie. È già una grazia l’essere umili, ma l’essere umili è quella grazia che prepara tutte le altre grazie.

Questa settimana abbiamo celebrato la festa di Padre Pio.
Leggendo il Vangelo proprio della memoria di padre Pio, ripresa dal capitolo 17 del Vangelo di san Giovanni, la preghiera che Gesù rivolge al Padre nell’ultima cena, la preghiera di Gesù per suoi discepoli. Mi ha colpito tantissimo, è la prima volta che mi sorprende questo. Gesù dice ai suoi discepoli, ma non solo i dodici apostoli, ma, dice Lui, anche quelli che crederanno per la loro parola, dice al Padre: “Tu li hai amati come hai amato me”.
È stata proprio una sorpresa accorgersi che Gesù dice che il Padre ci ama come ama il Figlio unigenito. “Tu li hai amati come hai amato me.”
Quei poveri peccatori, che seguono Gesù, il Padre li ama come ama Gesù: “Tu li hai amati come hai amato me”.
L’umiltà cristiana in fondo è l’abbandono di un bambino in questo essere amati, accettare come un bambino di essere amati così, di essere così radicalmente amati: “Tu li hai amati come hai amato me”. E da qui infatti, da questo abbandono del bambino, in questa predilezione… in questa predilezione perché come ami il Figlio unigenito così Tu li hai amati come hai amato me. In questa predilezione il Figlio, Gesù, che è il Figlio prediletto, ci dice che Egli ci ama come ha amato il Figlio amatissimo, come ha amato il Figlio prediletto. E da questo l’umiltà che accetta di essere amata, che accetta di essere perdonata, che accetta il perdono, il perdono per i nostri poveri peccati.
Da questa umiltà fiorisce la carità. Come è bello l’inizio del brano della Lettera ai Filippesi che abbiamo letto, che abbiamo ascoltato. La gioia di Paolo, quando vede lo sbocciare della carità, Paolo è contento per la fede, per la fede dei Filippesi, ma dice che questa fede e questa gioia raggiunge la pienezza quando dalla fede, dalla fede fiorisce la carità.

Chiediamo alla Madonna, chiediamo a papa Luciani, perché i santi ci sono dati perché a loro si può chiedere i miracoli. Chiediamo alla Madonna che il Signore doni che nel nostro cuore fiorisca sempre di più la carità e il volerci bene tra di noi e il perdonarci tra di noi come Lui ci perdona: “Tu li hai amati come hai amato me”.