La preghiera cristiana

GiacomoMessa

(Estratto da una meditazione di Pasqua)

Padova, 18 marzo 2008 [Scarica]

Come è evidente che se non è una presenza umana che attira e si fa amare, se il bene, se la verità non è presenza umana che attira e si fa amare, “non agitur”, dice Agostino, non si può fare, uno non porta il peso di sé, non porta il peso della sua persona, non si vive bene.
Se non si fa vicino l’avvenimento che Lui è, la presenza che Lui è, istante per istante, nei singoli momenti, se non si fa vicino non si può agire, uno non ce la fa ad agire.
Non basta conoscere la verità e conoscere il bene, se bastasse “mestier non era parturir Maria”, non sarebbe diventato uno di noi, non avrebbe incontrato il paralitico e non gli avrebbe chiesto “vuoi guarire?”.
Non la verità eterna che può chiedere “vuoi guarire?”, è un uomo come noi che può chiedere “vuoi guarire?”, è un incontro nel tempo, in un momento di tempo in cui avviene un incontro così “vuoi guarire?”; è accaduto il miracolo, non nell’eternità, ma in un momento di tempo quel miracolo è accaduto, i poveri chiedono questo.
Così siamo una inermità che domanda, ma anche la domanda, qui leggo una frase di Giussani così bella, “ma anche la domanda, la forza della domanda non sei tu che domandi, la forza della domanda è un altro presente, non tu, la forza della domanda è l’Altro che è presente, è questa la differenza tra tutta la grandezza d’animo dell’uomo, sia epicureo, che stoico, secondo le varie versioni, e il cristiano; per l’uomo normale quello che è importante ciò è che è capace di fare, capace di superare lui e per il cristiano è come un bambino, è tutto teso alla presenza della madre, del padre, dell’Altro, è la forza di Dio”.
Il bambino non ha il problema della sua domanda, ha il problema che la mamma risponda, questo è la preghiera cristiana.
La preghiera cristiana non ha il problema di sé, la preghiera cristiana è che l’Altro risponda, perché la preghiera cristiana è impossibile se l’Altro non si fa vicino, ma nel bambino evidente, comunque domandi, tant’è vero che il vertice della preghiera cristiana sono le lacrime, le lacrime di gratitudine e ci sono certi momenti che non si può che piangere; comunque domandi, il punto non è neppure la mia domanda, è che l’Altro, facendosi vicino, Lui mi domandi, Lui prevenga e Lui risponda, così siamo riflesso, siamo semplice riflesso del Suo agire, del suo farsi vicino.