Dal vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
OMELIA
Se siete stati attenti, se siamo stati attenti alla prima lettura dal libro della Genesi, come la Sacra Scrittura descrive il vertice della presunzione umana: il vertice della presunzione umana è l’unità del mondo. Questo è il progetto dell’anticristo, l’anticristo ha come progetto l’unità del mondo, l’unità del mondo costruita dall’uomo, ma l’unità del mondo.
Come la prima lettura da questo punto di vista è così semplice e chiara: “Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole, venite costruiamoci una città la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome per non disperderci su tutta la terra”. E il Signore disse: “Ecco essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua, questo è l’inizio della loro opera ed ora quanto hanno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo e confondiamo la loro lingua”.
Così questo è il tentativo, il tentativo, è la presunzione dell’uomo, la presunzione dell’uomo è l’unità di questo mondo.
E invece il dono di Dio che è lo Spirito Santo, il dono di Dio crea l’unità comunicando la carità, comunicando la carità. È solo la carità che distingue i figli di Dio dai figli del demonio, è solo la carità. Non è di per sé, dice sant’Agostino, venire nella chiesa, non è rispondere amen, non è cantare l’alleluia, è solo la carità che distingue i figli di Dio dai figli del diavolo perché si può venire in chiesa, si può rispondere amen, si può cantare in chiesa, ma se non si è in grazia di Dio si è figli del diavolo.
Ciò che distingue, ciò che distingue i figli di Dio dai figli del diavolo è la grazia di Dio, la grazia di Dio quando è comunicata, quando abbraccia il cuore, quando abbraccia la libertà si chiama la carità.
Questa grazia di Dio che abbraccia il cuore, questa grazia di Dio distingue i figli di Dio dai figli del diavolo.
Questa grazia di Dio abbracciando, abbracciando il cuore, crea tra coloro che abbraccia, tra coloro che abbraccia crea l’unità.
È il Signore che tra coloro che abbraccia crea l’unità.
Come è bella, da questo punto di vista, l’immagine del buon pastore, l’immagine del buon pastore che raccoglie lui le sue pecorelle, che le raduna lui, che le raduna prendendo in braccio la più piccola, che le raduna facendo camminare quella che può camminare, che le raduna, che le raduna, andando, lasciando le novantanove e andando in cerca della pecorella sperduta.
È il Signore, è il Signore che raduna nell’unità, è la carità, è il suo abbraccio, il suo abbraccio che raduna, che raduna nell’unità.
In un mondo in cui quello che la torre di Babele poteva prefigurare, in un mondo così, in un mondo in cui gli uomini hanno realizzato questa unità, questa unità degli uomini che in sé, che in sé non è cattiva, che in sé non è cattiva. Perché che cosa possono fare se non questo, questo tentativo. In questo mondo, in questo mondo il Signore, il Signore donando la carità a chi Lui sceglie, “non voi avete scelto me, ma Io ho scelto voi”, il Signore crea l’unità dei suoi.
Il Signore prendendo in braccio, prendendo in braccio le sue pecorelle, il Signore, guardando il Signore, comunicando alla sua pienezza di grazia, “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia”.
Come è bello Il credo del popolo di Dio di Paolo VI che dice: “Il Signore costruisce la sua Chiesa attraverso i suoi sacramenti”.
È il suo gesto, sono i suoi sacramenti, è, in particolare, la confessione, perché è la confessione che fa passare noi, poveri peccatori, da essere schiavi del diavolo a ritornare ad essere figli di Dio. Sono i sacramenti che creano l’unità, questa unità così misteriosa, così trasparente, così trasparente.
Come è leggera l’unità, l’unità che crea il Signore!
Come l’unità che crea Lui rispetta ogni, ogni diversità, come l’unità che crea Lui, come dice nel Vangelo di questa mattina, dice a Pietro: “Tu seguimi”, e dice all’apostolo prediletto, Giovanni, che lui rimane in attesa. E così Pietro segue e Giovanni rimane in attesa di essere preso in braccio, perché se non è preso in braccio non può neppure seguire, perché per seguire bisogna innanzi tutto essere presi in braccio. Tant’è vero che Pietro è chiamato figlio di Giovanni, Pietro può seguire perché si lascia prendere in braccio.
Questo miracolo dell’unità che fa il Signore, può destare, può destare nell’uomo, può destare nel mondo, che cerca la sua unità, anzi che in fondo realizza la sua unità, può destare nel cuore degli uomini la simpatia per questa unità neppure ricercata, perché gli uomini costruiscono la città, i figli di Dio non hanno il problema di costruire la loro città, “hi qui spiritu Dei aguntur hi filii sunt Dei”, quelli che sono portati in braccio dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.