Dal vangelo secondo Giovanni
Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva».
Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato
OMELIA
“Tu, che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi” abbiamo cantato nel Gloria e poi anche nel Credo lo ricorderemo: Tu, Tu, Gesù, che siedi alla destra del Padre abbi pietà di noi.
Glorificato con la Sua risurrezione, ha donato il suo spirito, ha donato l’attrattiva che unisce il nostro povero cuore al Suo cuore.
Canteremo: “Gesù caro, vieni a me e il mio cuore unisce a te”.
Come è possibile che il cuore di un povero uomo sia unito a Gesù? Come è possibile che il nostro povero cuore voglia bene a Gesù così che possa dire con Pietro: “Tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene”. Ti voglio bene realmente come è il povero cuore dell’uomo. “Ti voglio bene”. Ma come è reale questo “ti voglio bene” sostenuto da questa attrattiva, dall’attrattiva che è il suo Spirito. “Nessuno viene a me se non è attirato dal Padre mio”.
Così concludiamo anche quest’anno il tempo della Pasqua, concludiamo questi cinquanta giorni della Sua passione e della Sua risurrezione in cui dona alla sua Chiesa il Suo Spirito, il godimento infinito e perfetto di questo rapporto d’amore tra il Padre e il Figlio, lo Spirito Santo: il bacio d’amore tra il Padre e il Figlio donato alla Sua Chiesa.
Ma l’espressione più bella è quella di sant’Ilario: lo Spirito Santo è il godimento di questo dono.
È il godimento del suo dono, è il godimento della sua presenza, è il godimento di Gesù.
Lo Spirito Santo è il godimento del dono di Dio.
Così siamo salvati in speranza. Come è bella questa frase di Paolo: siamo già salvati. Adesso nel battesimo a questi bambini viene donata la vita di Dio, la vita della grazia, passano dal peccato di Adamo, dal peccato originale alla vita della grazia di Dio. Già siamo salvati, ma in speranza. Anche questi bambini sono salvati in speranza, ed è così vero che siamo salvati in speranza che possiamo perdere la vita della grazia, che possiamo perdere questo tesoro, siamo salvati in speranza.
Questa attrattiva è sempre Sua grazia, questa attrattiva è sempre Suo dono. Siamo salvati in speranza.
Che il Signore, che il Signore rinnovi, rinnovi più facilmente possibile, rinnovi, possibilmente ogni giorno, possibilmente ogni ora, lo stupore e il godimento di questo dono, che dà la gioia. Gli stessi sacramenti donano la gioia.
Ma c’è una stessa umiltà, una stessa gratuità che, come dice san Paolo, rende piena la gioia. Ricordo l’incontro alla Pentecoste dell’anno scorso col cardinale Bergoglio, perché c’è una stessa umiltà, uno stesso sguardo alla Chiesa che rende la comunione, rende la comunione tra due poveri fedeli, rende la comunione così dignitosa, così evidente, così vicina. Questo è un miracolo, è un miracolo che può accadere (non è detto che accada sempre), ma questo miracolo rende, rende la Chiesa, rende la speranza, rende la pazienza più semplice, più facile, più cara.
Che il Signore doni, doni alla nostra vita, doni alla nostra vita la speranza che attende. E per confortare questa speranza che attende doni il miracolo, il miracolo di una evidenza, di una evidenza che è l’anticipo del Paradiso.