don Giacomo legge don Tommaso Latronico

GiacomoMessa

 

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Vi leggo due o tre cose di Tommaso perché scritte poche settimane prima della sua morte a Roma, nel luglio del 93.

Questa è proprio l’ultima cosa che ha scritto:
“Dopo vent’anni mi portano dove non vorrei”, vent’anni, perché vent’anni prima a Roma aveva incontrato il movimento, “Dopo vent’anni mi portano dove non vorrei, nei luoghi dove tutto è cominciato e dove tu rimani. C’è una sola esperienza che con il tempo cresce, mentre le altre più belle si allontanano. Non mi aspettavo da vecchio di stupirmi quando sto con te a mangiare o parliamo di tutto o ti vedo stare con gli amici più giovani o giocare nel cortile con un bambino, o giovinezza non ti ho perduta; se qualcosa riaccade oggi, se gli occhi che faticano a seguire le lettere pure scorgono volti e gesti, se non è il ricordo a rendere amici, ma una cosa nuova e viva che sta accadendo ora, o giovinezza non ti ho perduta”.

Qualche giorno prima aveva scritto:
“La vita non la decidiamo noi, mi ha scritto Fabio, la vita non la decidiamo noi, non solo come seguito di giorni, ma come inizio nuovo di grazia”.
La parola avvenimento ha questo contenuto, che la vita non la decidiamo noi, nessuna cosa nostra, neppure la cosa più grande che l’uomo ha che è la sua domanda, che è il suo cuore o il senso religioso.

E poi ad un amico scriveva:
“Quello che mi interessa di dirti Marco, è che la fortuna vostra e mia non è solo la fedeltà a una storia iniziata, ma negli inizi nuovi…” non è solo la fedeltà ad una storia iniziata, quella è come la materia che l’uomo custodisce, ma deve essere trasfigurata da qualcosa di presente altrimenti è opaca; “…non è solo la fedeltà a una storia iniziata, ma negli inizi nuovi capaci di mutare il contenuto del presente, la domanda del presente”.
Giussani parla di “un avvenimento, qualcosa non prevedibile, non previsto, non conseguenza di fattori antecedenti”, è sempre vero, non conseguenza di fattori antecedenti, “non conseguenza neppure della storia”, trasfigura quella storia, ma non è conseguenza neppure di una storia, accade, accade nel presente, come un inizio nuovo di grazia, che non possiamo decidere noi.