Fede e libertà

GiacomoMessa

Tratto da una catechesi di don Giacomo Tantardini sul capitolo “Come accade la fede” del libro di don Giussani

Non si dice grazie Se non si è contenti del dono, non si può ringraziare il Signore se la sua Grazia non ci rende contenti del suo dono.

Nessuno può credere se non volendo, è possibile che uno contro la sua volontà entri in chiesa, è possibile che uno contro la sua volontà si accosti ai sacramenti o venga battezzato, ma non è possibile credere se non liberamente, se non si è attratti, perché si crede con il cuore non col corpo.
I sacramenti di per sé si ricevono col corpo, si entra in chiesa col corpo ma non si crede col corpo, si crede col cuore.
Dice Sant’Agostino “dalla radice del cuore sorge questo riconoscimento”, il riconoscimento di quella presenza, dal cuore sorge, non che nasca dal cuore, o sia prodotta dal cuore, ma quella presenza, per essere riconosciuta, tocca il cuore, se non tocca il cuore non è riconosciuta.
Quante persone incontriamo per strada che non “incontriamo”, solo se tocca il cuore accade un incontro.
Per questo si può fare tutto non liberamente, si può fare tutto contro la libertà, tutte le cose cristiane possono essere fatte anche contro la libertà ma non lo si può riconoscere se non nella libertà, è il cuore che si accorge di essere attratto, è il cuore che si accorge di essere toccato, è il cuore che sperimenta il piacere di essere attratto. Uno non si accorge di una persona se non desta piacere, è il cuore che sperimenta il piacere di essere attratto, per questo non si può credere che con il cuore.

Riprendiamo i cinque passaggi di Come accade la fede:
i primi 4 non si possono separare, descrivono come accade questo essere attratto

1. Innanzitutto è un fatto che accade e che ha la forma di un incontro, un incontro con una presenza, la fede inizia incontrando qualcuno. La verità si scopre improvvisamente in un momento in un determinato momento non è la conclusione di un ragionamento è l’accorgersi di qualcosa. La più bella cosa al mondo è essere avvinti da questo incontro.

2. L’eccezionalità di questo incontro
Che sia eccezionale vuol dire che corrisponde al cuore, eccezionale perché capita così di rado una cosa che tocca e stupisce il cuore.
Mentre nel paradiso, prima del Peccato, tutto era un clima di stupore, tutto era immediato stupore, qui tutto diventa preoccupazione e in questa preoccupazione infinita capita così di rado che qualcosa desti stupore come nel paradiso terrestre. Quindi quando qualcosa è stupore come nel paradiso terrestre è una cosa eccezionale.
Quando una cosa non preoccupa, non appesantisce, solleva, è una cosa eccezionale perché normalmente gli incontri non sollevano, perché normalmente gli incontri non fanno respirare e quando un incontro fa respirare è una cosa eccezionale.

3. Questa eccezionalità crea uno stupore e questo stupore contiene una domanda

4. La domanda “chi è costui”, ma prima contiene la domanda “rimani con me”, questa è la domanda; prima della domanda su “chi è” è la domanda “che rimanga”, i primi due gli hanno chiesto di rimanere, “dove rimani?”, prima ancora di dirgli “chi era”, quando si incontra qualcuno che fa respirare la prima domanda è che continui a far respirare, prima ancora di chiedere chi è; tanto è vero che nel primo incontro, così come Giovanni lo descrive, non si dice il nome di Gesù, lui lo indica con l’immagine dell’Agnello di Dio, il nome viene dopo.

Giussani dice “questi 4 punti possiamo descriverli con una parola, cristianamente si chiamano Grazia”.

5. C’è un quinto punto che riguarda la libertà, tanto è vero che dopo il miracolo più grande che aveva fatto, si tratta della resurrezione di Lazzaro, tanti hanno detto che era vero ed alcuni sono andati ad accusarlo.
Per aderire basta essere sinceri, affermare la corrispondenza e perciò essere ragionevoli; basta lasciare che accada.
“Beati quelli che non si scandalizzeranno di me” dice Gesù “Beati quelli che non troveranno in me un inciampo”.
Preconcetto o scandalo, Giussani dice è essere attaccati ad un altro interesse, siccome uno ha un altro interesse a cui è attaccato allora evita, fa di tutto per evitare di essere colpito, attratto, stupito, corrisposto da questo incontro.
Allora quattro di questi fattori si possono chiamare Grazia e uno si chiama libertà.

Adesso vi dico una cosa che ho scoperto ieri sera a Padova.
Ero ad un incontro su S. Agostino e mi hanno presentato il professor Berti, uno degli intellettuali laici cattolici più importanti, ha introdotto la mia lezione, accennando al problema della libertà e della Grazia in S. Agostino, e mi è stato evidente che, comunque dicesse la cosa, la Grazia era l’80% e la libertà era il 20%; era evidente che era una somma, che la Grazia è la cosa più importante (altrimenti non si è cattolici) ma anche noi dobbiamo fare qualcosa, e citava una frase famosa di S. Agostino “Chi ha creato te senza di te non salverà te senza di te”, e mi sono accorto che c’è un modo di citare questa frase che è un contratto, l’80% e il 20%.
Invece è una cosa semplicissima, “Chi ha salvato te senza di te non può salvare te senza di te” perché salvare te significa renderti contento, non perché tu dai qualcosa, ma perché tu dai tutto, quindi è tutto di te e tutto della Grazia, non perché tu aggiungi qualcosa, perché la Grazia è il piacere di farti contento, e quindi non può fare contento che te.
E’ chiaro che ci devi essere tu, perché la Grazia è il farti contento.
Quindi tu dai tutto, non è che dai il 20%, tutto nel senso che ti lasci rendere contento, ti lasci attrarre e quindi ti lasci rendere felice.
E’ che la felicità ti viene tutta da quello che hai incontrato, tanto è vero che non eri felice e tanto è vero che se non ti incontra e non ti abbraccia non sei felice, tutto viene da Colui che ti viene incontro e ti abbraccia e tu dai tutto nel senso che ti lasci abbracciare, ti lasci rendere felice.

Chiaro che per un interesse estraneo puoi puntare i piedi e non lasciarti abbracciare, chiaro che c’è anche questa possibilità, anzi puoi addirittura odiare quello che ti viene incontro per abbracciarti.
“Sono stato odiato senza ragione”
La libertà è l’esperienza di questa soddisfazione, è l’esperienza di questo respiro, è l’esperienza di questo piacere.
“Quando uno si sente libero? Quando ha soddisfatto un desiderio”
Quindi è tutta la libertà coinvolta, perché la libertà è lasciarsi soddisfare.
“La nostra esperienza ci dice che abbiamo il senso del sollievo e della libertà quando il nostro desiderio è soddisfatto e ci dice che quando il nostro desiderio non è soddisfatto c’è almeno un istante di compressione negativa, come una schiavitù. La libertà indica un momento di sé, un accorgersi di sé in cui predomina il sollievo della soddisfazione. Per cui libertà è uguale a soddisfazione, o, per usare un termine più metafisico, perfezione”.

C’è una frase di S. Agostino che, secondo me, dice in maniera insuperabile questa cosa, quando commenta la frase di Gesù “Nessuno viene a Me se non è attratto dal Padre mio” riferendosi all’obiezione “Se uno è attratto non è libero?” e dice “E’ poco dire essere attratti liberamente se non si dice che sei attratto con piacere”.
Essere attratti è l’esperienza del piacere di essere attratti, non è qualcosa di meccanico…uno corre dietro per il piacere di essere attratto.
Essere attratti è la libertà che è contenta di essere attratta.

Quando Dante descrive i primi che corrono dietro a Francesco questo è evidente, correvano dietro perché piaceva correre dietro, anzi il piacere massimo è proprio nel correre dietro, perché poi, dopo, quando stavano con Francesco quanti momenti, quante ore e quanti giorni di distrazione.
Non come in paradiso, lì sarà il massimo di questo piacere che si rinnova sempre.
La libertà è il piacere di correre dietro a questa presenza che tocca il cuore.

Non basta dire che si è liberi, che si crede liberamente, se uno non si accorge che si crede per il piacere di credere, altrimenti non si crede, si crede in Gesù Cristo per il piacere di credergli, perché ci si commuove fino a piangere, perché è così bello crederci, perché è così bello dire “grazie!”

Così in un altro brano bellissimo di Agostino che dice, commentando una frase (che nella versione italiana è stata tradotta, per cattiveria o per ignoranza, come la traduceva Pelagio) “Quelli che sono portati, fatti agire, dallo Spirito di Dio questi sono figli di Dio”, (Pelagio invece diceva “Quelli che sono guidati dallo Spirito”).

Se sono fatti agire, si domanda Agostino, che cosa fa la nostra libertà?
Fa la cosa più bella che può fare…è quella di lasciarsi portare.

Come intuiva Pavese “Aspettare è ancora un’occupazione. È non aspettare niente che è terribile”, aspettare e desiderare è già suprema attività, quando poi questo desiderio è soddisfatto è il vertice di quello che l’uomo può fare, lasciarsi rendere contento, lasciarsi portare.

Una frase di San Tommaso dice “la vita di ogni uomo sta in ciò in cui ha il massimo piacere e a questa cosa massimamente tende”, per questo la misericordia dello sguardo di Gesù che aveva sugli uomini.

Finisco con la frase di S. Agostino “…e non volere giudicare chi è attratto e chi non è attratto, e perché uno è attratto e conosce questo piacere e perché l’altro non l’ha mai conosciuto; non sei attratto in questo momento? domanda di essere attratto”.
Non ci si può dare un piacere, si può solo umilmente domandare, ripetendo le parole dei poveri, dei poveri in spirito.
E per domandare occorre che, almeno all’orizzonte, questo piacere sia dato, altrimenti non lo si domanda nemmeno, altrimenti il cuore non lo domanda, altrimenti prevalgono le altre immagini di piacere, che uno sa che non sono vere…ma non si vince con il sapere.

“Nessuno viene a Me se non gli è concesso dal Padre”