Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
OMELIA
Celebriamo il martirio glorioso, la testimonianza di Pietro e Paolo, qui, in questa città di Roma, resa la cosa più bella del mondo, come canteremo all’offertorio, la cosa più bella del mondo, per il sangue di questi martiri, perché imporporata dal sangue di questi martiri.
Celebriamo il loro martirio dove il loro voler bene e, infinitamente di più, il voler loro bene dal Signore, da parte del Signore, ha trovato il suo compimento, dove il voler bene da parte del Signore, così che il loro voler bene è soltanto, è soltanto lo stupore, soltanto come il soffio del respiro di chi è così voluto bene.
Celebriamo il martirio di Pietro e di Paolo.
Di Pietro a cui il Signore, a cui il Signore particolarmente ha affidato la sua Chiesa, l’ha affidata ai dodici apostoli, l’ha affidata agli apostoli, Paolo è stato aggregato, e particolarmente l’ha affidata a Pietro, ed ha affidato a Pietro le sue pecorelle, “pasci le mie pecore”, l’ha affidata a Pietro, dopo che Pietro per tre volte gli risponde: “Tu sai che ti voglio bene”, perché il compito di pascere le sue pecorelle fosse semplicemente un compito che derivasse dalla dolcezza del suo amore, fosse “officium amoris”, come dice sant’Agostino, non si può pascere il gregge del Signore se non in questa sovrabbondanza di dolcezza, dell’essere da Lui amato, non si può dare se non quello che gratuitamente, gratuitamente, nel presente, si riceve.
Può pascere le pecore Pietro perché gli vuole bene, meglio, perché è così voluto bene, perché può dire, può dire: “Tu sai tutto, Tu sai che ti voglio bene”.
E a questo non aggiunge nulla, il Signore nella sua libertà può aggiungere, può aggiungere di pascere il gregge e può aggiungere la grazia, ma Pietro, Pietro, nella sua povera umanità… come il Papa ha spiegato così bene: i verbi nel testo greco sono così eloquenti: Gesù gli chiede per le prime due volte un amore incondizionato e Pietro invece gli risponde usando il verbo del povero amore umano, e allora Gesù la terza volta, Lui si abbassa a chiedere a Pietro soltanto questo, a chiedere a Pietro solo se gli vuole bene, e Pietro, Pietro gli risponde, gli risponde quello che Pietro è, cioè, come Pietro niente e come amato, come amato da Gesù, tutto quello che lui è: “Tu sai tutto tu sai che ti voglio bene”.
A questa dolcezza di amore Pietro non desidera aggiungere altro, desidera solo rimanere in questa dolcezza di amore.
“Infondi in noi la dolcezza del tuo amore,” quando la dolcezza del suo amore abbraccia tutto il cuore allora il Signore, il Signore può dare quello che allora è soltanto “officium amoris”.
È soltanto una povera dimostrazione di quella dolcezza del suo amore.