ASCENSIONE DEL SIGNORE

GiacomoMessaDal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia
e stavano sempre nel tempio lodando Dio.


OMELIA

giovedì 15 maggio 2010 (audio parziale) [Scarica]

È salito al cielo il Signore, quaranta giorni, come abbiamo ascoltato dalla prima lettura, quaranta giorni dopo la sua risurrezione.
Per quaranta giorni è apparso ai suoi discepoli con prove così che potessero essere certi che era risorto nel suo vero corpo. Ha mangiato con loro dopo la sua risurrezione. Non solo visto, non solo toccato da loro, ma anche con loro ha mangiato così che fosse evidente che aveva ripigliato dal sepolcro il suo corpo trasfigurato per la potenza della risurrezione.

E così sotto il loro sguardo è salito al cielo.
Come è bello questo “guardandolo, guardandolo salire al cielo”, e come è bella la promessa degli angeli che ritornerà allo stesso modo “con cui l’avete visto salire al cielo”.
È salito al cielo: nell’inno della liturgia ambrosiana dell’ascensione si descrive lo stupore degli angeli e degli arcangeli e di tutte le gerarchie del cielo degli angeli a vedere il corpo del Signore, con le sue piaghe gloriose, con i segni gloriosi della sua passione, il corpo del Signore salire alla destra del Padre.

È salito con la nostra umanità, con la nostra povera e fragile umanità, trasfigurata dalla potenza della sua risurrezione, con il nostro corpo, proprio come il nostro, con la nostra carne, con la nostra umanità così debole e così fragile, ormai la sua non più debole e non più fragile.

Così i discepoli, dice Luca, pieni di gioia sono ritornati a Gerusalemme; pieni di gioia perché aveva promesso, non solo di inviare lo Spirito Santo, ma aveva promesso che salendo al cielo avrebbe agito di più, avrebbe compiuto cose più grandi dei miracoli che aveva compiuto sulla terra, salendo al cielo alla destra del Padre avrebbe vissuto, se così possiamo dire, pregando per noi, intercedendo per noi.

“Ora che è salito al cielo, dice Ignazio di Antiochia, ora che è salito al cielo si manifesta di più”, agisce di più.

E che cosa hanno fatto i discepoli che con gioia lo hanno visto salire al cielo? come anche alcuni mesi fa il Papa ha detto parlando ai vescovi riuniti nel sinodo: non si sono messi a fare qualcosa, non si sono messi a voler fare qualcosa, sono stati in attesa dello Spirito Santo, e poi, aggiunge il Papa: sempre la Chiesa è creata dalla grazia dello Spirito Santo. Così quelli che sono rimasti, quando Lui è salito al Padre, quelli che sono rimasti sono rimasti in preghiera

La preghiera è totum summumque negotium, dice sant’Agostino, è l’attività totalizzante e sola dei discepoli rimasti sulla terra, la preghiera che si manifesti, che si manifesti di più, che agisca come agiva quando negli anni in cui era con loro sulla terra, che compia i miracoli come li compiva quando si commuoveva, quando si commuoveva di fronte alla sofferenza e al dolore degli uomini, come quando era sulla terra, che agisca di più, che si manifesti di più, che doni la grazia del suo Spirito, che doni la dolcezza del suo Spirito, quello Spirito, quello Spirito che è nostro avvocato, quello Spirito che è nostro difensore contro il diavolo che ci accusa, come dice Lui, quello Spirito che la dolcezza, che è il conforto del nostro povero cuore.

Così, così è la preghiera, la preghiera è lo sguardo che domanda, la preghiera è guardare a Lui domandando che venga: “Vieni Signore Gesù”.

Lo Spirito (perché anche la domanda, anche il guardare a Lui e non essere ripiegati su di noi è grazia sua), lo Spirito Santo e la Chiesa dicono “vieni”, e chi ascolta dire: “Vieni”. “Sì, vengo presto”.

“Vieni, Signore Gesù”.