Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
OMELIA IV Domenica di Avvento
Abbiamo iniziato questa messa con la preghiera che il popolo cristiano recita tre volte al giorno, la preghiera dell’Angelus: gratiam tuam quaesumu, Domine, infunde, o Signore infondi nei nostri cuori, nelle nostre menti, la Tua Grazia. E perché chiediamo ogni giorno, al mattino, a mezzogiorno e a sera, perché chiediamo nella preghiera dell’Angelus che il Signore infonda nelle nostre menti, nei nostri cuori, la Sua Grazia, gratiam suam? Come è bella questa preghiera che inizia con la parola più bella della tradizione cristiana, la Tua Grazia, gratiam tuam!
Perché chiediamo che infonda, che infonda la Sua Grazia? Così continua: affinché noi, che abbiamo conosciuto per l’annunzio dell’angelo l’incarnazione del Figlio tuo Gesù Cristo, noi qui che abbiamo ricevuto il dono della fede, noi che abbiamo conosciuto il mistero dell’incarnazione del figlio di Dio, affinché noi, la Grazia è chiesta affinché noi, coloro che hanno la fede, cioè i fedeli, ad risurrectionem, per la sua passione e per la sua croce, ad resurrectionis gloriam perducamur, siamo condotti, siamo portati, alla gloria della risurrezione.
La Grazia viene domandata per i meriti della sua passione, della passione e della croce del Signore, per quella sua morte in croce, quella sua morte che ci ha salvati “una volta per sempre”, abbiamo ascoltato nella Lettera agli Ebrei. Per quella “sua morte in croce per noi” per quel suo “ha dato se stesso per me”, ha amato me e ha dato se stesso per me. Per questo siamo condotti alla gloria della risurrezione.
Chiediamo tre volte al giorno questa Grazia per essere condotti alla gloria della risurrezione, per iniziare qui, su questa terra, in attesa del Paradiso, ma già qui, su questa terra, per iniziare a sperimentare la gloria della risurrezione, già su questa terra per sperimentare i frutti di questa Grazia, i frutti della Sua Grazia.
Chiediamo alla Madonna. Beata, beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che le ha detto il Signore.
Il Signore, il Signore ci dice e ci fa domandare di sperimentare la gloria della risurrezione.
Chiediamo alla Madonna che anche noi possiamo partecipare a questa sua beatitudine. “Beata, così Elisabetta alla madre del suo Signore, beata colei che ha creduto nell’adempimento (come è bella questa parola!), nell’adempimento di ciò che le ha detto il Signore”.
E ciò che ha promesso il Signore, il Signore, il Signore è capace di compiere, il Signore.
Nel Breviario di questa settimana si leggeva un brano dell’Imitazione di Cristo, e la parola che più mi ha colpito di questo brano è quella che adesso vi leggo:
“Nessuna perversità umana potrà nuocere a colui che Dio vorrà aiutare”, nessuna perversità umana dei cattivi, e a volte anche la presunzione dei buoni.
“Nessuna perversità umana potrà nuocere a colui che Dio vorrà aiutare”. Beata, beata te che hai creduto, che hai creduto nel compimento di ciò che il Signore ti ha detto.