Tratto da una lezione di don Giacomo su S. Agostino (18 maggio 2004 – Padova)
Il cristianesimo, quando parla di verità, ha una sua concezione della verità, il cristianesimo ha una novità, è una novità rispetto anche alle parole che il mondo usa, come la parola verità, e nelle frasi che adesso leggeremo potete intuire tutta la novità Cristiana.
“Ascese in cielo, ha mandato lo Spirito Santo e non si è mostrato visibilmente a coloro che l’hanno crocifisso, non si è mostrato visibilmente a loro dopo la resurrezione, ma si è mostrato visibilmente soltanto ai suoi discepoli, era più importante insegnare gli amici l’umiltà che sfidare i nemici con la verità“.
La verità Cristiana non è una sfida, non è un possesso, la verità Cristiana, è una pura confessio un puro riconoscimento quindi non si può sfidare con la verità nessuno e questa frase di Sant’Agostino, la sua attualità, mi sembra evidente, sorprendente.
“Era più importante insegnare agli amici l’umiltà insegnare ai cristiani l’umiltà che non sfidare i nemici, coloro che l’avevano ucciso”, “è risorto, ha fatto di più di quanto quelli esigevano insultandolo e dicendo «se sei il figlio di Dio discendi dalla Croce» e Colui che non accettò di discendere dalla Croce è risorto dal sepolcro, ha fatto di più, è risorto dal sepolcro, è asceso al Cielo, ha mandato dal Padre lo Spirito Santo, ha riempito di Grazia i discepoli, ha corretto coloro che avevano paura. Tutti l’hanno abbandonato per la paura…” poi parlerà di Pietro e della paura di Pietro e del tradimento di Pietro “…ha corretto, ha sollevato…” (correggere, proprio anche nel senso di sollevare) “…ha sollevato coloro che avevano paura e li ha resi credenti, li ha resi credenti in Lui, fiduciosi in Lui, e la paura di Pietro, in un istante, è stata trasformata nella fortezza del testimone”; questo “in un istante” è una delle cose più stupende dell’avvenimento Cristiano.
Due mesi fa sono stato a vedere gli scavi sotto il Duomo di Milano, gli scavi dell’Antico battistero dove Ambrogio, nella notte di Pasqua del 387, ha battezzato Agostino e in questa quest’aula nel Battistero dell’antica basilica di Santa Tecla è stata messa, in una scritta, la poesia che Ambrogio ha scritto per il battistero e questi versi in latino finiscono con un’immagine così “Che cosa c’è di più mirabile che in un piccolo istante crolli la colpa di tutto un popolo” e quel “in un istante”, in un piccolo istante, nel gesto del battesimo, crolli la colpa di tutto un popolo.
Questo rispetto a tutta l’ascesi religiosa, etica, filosofica, è una cosa sconvolgente, in un piccolo istante, non termine di un lungo cammino, in un piccolo istante!
A parte la bellezza poetica dell’inno, la maggior parte dell’inno è l’espressione dello stupore perché il ladrone buono, l’assassino buono, crocifisso alla destra del Signore, immediatamente entra in cielo e dice “Il ladrone ha cercato Gesù con una fede piccola, breve, un solo istante, e attraverso un piccolo passo ha anticipato tutti i giusti nel Regno dei Cieli”.
Questo è il cristianesimo, un istante!
“Gesù ricordati di me quando sarai nel tuo regno”
E’ stato così per quell’assassino, è così per ognuno di noi nell’istante del battesimo, è così per ognuno di noi nell’istante del sacramento della penitenza, non termine di una conquista ma un istante di domanda.
Poi descrive qual è stato un istante in cui Pietro dalla paura è passato alla fortezza del testimone.
“Da dove viene questo all’uomo? Da dove viene a Pietro che passa dalla paura alla forza del testimone? Se cerchi Pietro che presume…” presumere non è innanzitutto una cosa cattiva, presumere vuol dire anticipare, presumere vuol dire pretendere qualcosa, presumere vuol dire possedere qualcosa, presumere vuol dire pretendere qualcosa prima che venga il Signore, prima del dono del Signore, “…se cerchi Pietro che presume trovi Pietro che nega, se invece cerchi la grazia di Dio che si china verso Pietro allora trovi Pietro che testimonia” e qui c’è tutto un brano su questa paura di Pietro e su questo “in un istante” essere reso testimone.
“Quando venne il momento la debolezza umana di Pietro ha avuto paura e ha avuto paura Pietro e l’ha tradito perché il suo pretendere, il suo voler anticipare fosse vinto, non perché la pietà fosse cancellata” è bellissimo questo, perché quando Pietro l’ha tradito gli voleva bene! ed è una cosa commovente.
Questi sono i peccati cristiani, i peccati cristiani sono i peccati della nostra fragilità; anche quando Pietro l’ha tradito voleva bene a Gesù, anche quando l’ha tradito! L’ha tradito per fragilità ma non è stata distrutta la pietas che lo legava al Signore ed è una cosa stupenda questa!
Péguy dice che “la tragedia moderna è che i peccati non sono più peccati cristiani”, il peccato cristiano è peccato, i peccati gravi se sono peccati gravi, eppure non cancellano quest’ultimo sentimento di affetto verso verso Colui che ha riempito di Grazia e di letizia il cuore; “Gesù riempirà del suo Spirito e lo renderà testimone; a Pietro, che quando era presuntuoso…” (ma la parola presuntuoso non va bene perché è come una cosa cattiva) quando presumeva, quando voleva anticipare lui, quando voleva fare un proposito lui, quando voleva dire “no, dipende da me!”, quando aveva presunto “…gli aveva detto «mi rinnegherai tre volte», aveva infatti confidato nelle sue forze non nella grazia di Dio, aveva confidato nella sua libertà, nella sua scelta, Pietro dice a Gesù prima della passione «io starò con te fino alla morte» aveva detto questo nel suo impeto buono, non c’era cattiveria in questo presumere. In fondo nasceva da un impeto buono «non Ti tradirò mai», ma Colui, il Signore, che nel suo disegno aveva donato a Pietro la virtù, ha distolto da lui lo sguardo e Pietro è caduto e così ha reso evidente a Pietro chi era Pietro, cioè uno, poveretto, che avrebbe tradito.
Ha fatto vedere a Pietro che forza aveva quel povero uomo ma dopo lo ha guardato e guardandolo ha confermato Pietro nella pietra, nella fede, nella grazia della fede. Per quanto possiamo, fratelli miei, imitiamo la passione del Signore ma possiamo imitare l’esempio solo se da lui chiediamo aiuto, bisogna chiedere aiuto (queste due righe che adesso sto leggendo descrivono la vita cristiana) non anticipando, non volendo andare oltre quello che il Signore dona, come Pietro quando presumeva, ma soltanto seguendo e domandando, pregando, come Pietro quando cresceva”; ma mi ha colpito questo “quando cresceva”, perché si cresce così, non volendo correre noi, si cresce non volendo anticipare noi, nella vita cristiana si cresce seguendo e domandando, si cresce così e questo, vedete, rispetto ai criteri del mondo, ai criteri non cattivi, anche i criteri, diciamo così, buoni della religiosità umana, è un altro mondo.
Nella vita cristiana non si cresce facendo propositi si cresce seguendo e domandando, seguendo e pregando.
“Quando Pietro ha rinnegato tre volte, state attenti a cosa dice l’evangelista, il Signore lo guardò e allora Pietro si è ricordato…” qui Agostino fa l’eseghesi di questo “lo guardò″, non so se sia un’esegesi la più coerente col testo evangelico soltanto suggerisce una cosa che è la più commovente dal punto di vista di esperienza umana, “…cosa vuol dire lo guardò? Il Signore non lo guardò in volto, non lo guardò fisicamente in volto come per ricordargli il peccato…” come bello questo, perché questo capita anche col papà e la mamma nei confronti del figlio, si può guardare il bambino per ricordargli i capricci e così lo si rende più triste e lo si conferma nei capricci; il Signore non ha guardato così Pietro, non ha guardato Pietro quasi per dirgli “hai visto, mi hai tradito”, non l’ha guardato così per ricordargli che l’aveva tradito. “Leggete il Vangelo, Gesù era giudicato nel palazzo del sommo sacerdote e Pietro era nell’atrio fuori del palazzo, che veniva tentato, così il Signore lo ha guardato non con il corpo ma lo ha guardato con la sua divinità, non l’ha guardato con gli occhi della carne ma l’ha guardato con questa grandissima misericordia”.
E’ un altro sguardo lo sguardo della misericordia, lo sguardo della misericordia genera la memoria di una gratitudine, la memoria di una bellezza, la memoria del primo incontro, la memoria di tutte le volte che Gesù in quei tre anni lo ha guardato; lo sguardo invece che ricorda il peccato genera la memoria dei peccati, quindi soltanto una tristezza più grande.
“Colui che aveva distolto il suo sguardo lo ha guardato e Pietro fu libero”, questa direbbe Agostino, è la libertà vera reale e sana, è la libertà di essere abbracciato, è la libertà del desiderio che è soddisfatto; “… e così Pietro che aveva presunto sarebbe perito se il Redentore non lo avesse guardato”, “perché l’ha guardato così fu bagnato e fu purificato dalle sue lacrime, dalle lacrime di letizia, dalle lacrime di gratitudine, e perché l’ha guardato così Pietro, corretto e sostenuto, diventa testimone e coloro che prima erano erranti credono; è efficace verso i cattivi che lo avevano condannato, è efficace la medicina del sangue del Signore, bevono questo sangue credendo, quel sangue che avevano versato con la loro cattiveria”.
La frase anche culturalmente più significativa di Agostino rispetto per esempio a tutto il neoplatonismo, frase che tante volte abbiamo ricordato che Agostino dice “perché un Signore mi hai fatto leggere i libri dei filosofi neoplatonici? E’ perché quando poi ho letto l’apostolo Paolo e quando le Tue mani hanno curato le ferite del mio cuore io comprendessi la differenza tra il presumere e il puro riconoscimento di un fatto”, il puro riconoscimento di un’attrattiva presente, di un avvenimento presente e questo puro riconoscimento non può essere contenuto di sfida, “Gratia facit fidem”, se è la grazia che desta questo riconoscimento non possiamo sfidare nessuno con la verità cristiana, è una presenza umana la verità cristiana, umana! E’ la presenza di Gesù Cristo, non si può sfidare nessuno, perché la sua persona non è un contenuto che possediamo noi.
Com’è attuale questa semplicità cristiana, questa inermità cristiana.