SANTISSIMA TRINITÀ

GiacomoMessaDal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


OMELIA

Sabato 2 giugno 2007

A compimento del Mistero pasquale, a compimento, possiamo dire così, dei misteri del Santo Rosario (perché nell’anno della Chiesa si svolgono tutti i misteri che recitiamo, su cui meditiamo nel Santo Rosario, dalla nascita di Gesù alla sua passione, alla sua glorificazione e al dono dello Spirito) così oggi la Chiesa celebra, celebra il mistero di Dio, il primo mistero della nostra fede, l’unità e la trinità di Dio, celebra il Padre da cui tutto viene, celebra il Figlio unigenito, “Dio da Dio”, canteremo nel Credo, “Dio da Dio, Dio vero da Dio vero”, e celebra lo Spirito del Padre e del Figlio, celebra la comunione del Padre e del Figlio, celebra l’infinita dolcezza di questo abbraccio del Padre e del Figlio, e celebra questo e riconosce la fede, anche se il mistero non si può comprendere, “si comprehendis non est Deus”, se lo comprendi non sarebbe Dio, celebra nella fede questo, perché Gesù ci ha perdonato i peccati, perché Lui, Figlio unigenito, ha preso carne nel ventre di Maria, perché Lui è stato partorito dalla Madonna, perché Lui è vissuto tra noi come ciascuno di noi, è diventato carne nel tempo che passava, perché per noi è morto, e per noi nel suo corpo è ritornato alla vita.

Oggi solo una cosa che mi ha colpito, che ultimamente mi accompagna. Tutte le preghiere finiscono “per Gesù Cristo nostro Signore e nostro Dio che vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo”.
La cosa che più mi sorprende è questo “nell’unità dello Spirito Santo”, perché l’unità del Padre e del Figlio è un’infinita felicità, lo Spirito Santo, questo godimento, come dice sant’Ilario con una espressione che secondo me non ha l’equivalente, il godimento del dono, è il godimento infinito del dono del Padre al Figlio, che riceve tutto dal Padre nell’abbandonarsi tutto al Padre, nell’unità dello Spirito Santo.

Non c’è in Dio nulla che sia forzoso, non c’è in Dio nulla che sia impegno, non c’è in Dio nulla al di fuori della dolcezza infinita, della felicità infinita.
Questa comunità nello Spirito Santo vuol dire che anche Gesù, anche il Figlio unigenito quando ha assunto la natura umana, anche in Gesù tutto nasce da questa dolcezza infinita, tutto nasce dal questo godimento del dono, tutto, la sua incarnazione, ripeto, concepito nel ventre di Maria, per la virtù, per la potenza dello Spirito Santo, ma la stessa sua passione, si è offerto in virtù di questa dolcezza, e, come dice san Tommaso, il Padre gli aveva dato, gli aveva dato l’infinita grazia dello Spirito Santo.

È per questa dolcezza, è per questa corrispondenza, lo Spirito Santo, per questa dolcezza infinita, per questa corrispondenza infinita, per questa felicità infinita e questo godimento infinito di questo dono reciproco, di questo bacio reciproco del Padre e del Figlio, è per questa felicità infinita, è per questa sovrabbondanza di godimento infinito che ha creato il mondo, che ha creato ciascuno di noi, nell’unità dello Spirito Santo, questo abbraccio di Gesù al Padre, questo abbraccio del Figlio al Padre, questo dono del Padre al Figlio, questo dono reciproco è un godimento, è una felicità infinita. Da questa felicità, la grazia, la partecipazione a questa felicità, l’attrattiva della grazia, la partecipazione a questo godimento.

Tutto inizia e si compie, tutto inizia e si compie per la felicità, tutto inizia e si compie per una felicità infinita, in una attrattiva, in un inizio di godimento reale, nel godimento del dono, lo Spirito Santo è la corrispondenza del Padre e del Figlio, è l’accorgersi del Padre e del Figlio, che è felicità infinita il loro abbraccio, che è felicità infinita, il loro dono.

“Meditando il Santo Rosario si medita il mistero della Santissima Trinità“, sono le ultime parole che Giussani ha scritto tre o quattro mesi prima della morte “meditando il Santo Rosario si medita il mistero della Santissima Trinità“, si medita questa gratuità, questa gratuità infinita, che nasce, che nasce e fiorisce nella felicità infinita di Dio.