Nella festa della famiglia di Gesù, di Maria e di Giuseppe, questi due episodi del santo Vangelo: la fuga in Egitto e il ritorno in Palestina. La fuga in Egitto. avvertito dall’angelo, con quell’accento che Giovanni nel suo Vangelo ripeterà la notte del tradimento di Giuda, Giuseppe si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto.
Eppure quando la Madonna e San Giuseppe in quella fuga verso l’Egitto, verso una terra straniera, quando guardavano quel loro bambino non potevano che dire grazie, non potevano che ringraziare pur nella paura di quel fuggire da Erode che voleva uccidere il bambino, pur nella paura di quel momento non potevano che dire grazie, guardando quel loro bambino non potevano che avere il cuore pieno di quella gratitudine, come san Paolo diverse volte dice nella lettera che abbiamo ascoltato: “Siate pieni di gratitudine, rendete grazie con gratitudine.”
Così non potevano che dire grazie, non potevano che dire grazie per quella predilezione inimmaginabile.
Così anche la sua Chiesa, anche la sua Chiesa, ci sono dei momenti nella vita della Chiesa in cui questi inizi ritornano con una sorprendente attualità, ritornano con una vicinanza di fatti e di situazioni, anche per la sua Chiesa e per questa piccola compagnia attorno a Lui.
C’è una differenza che rende ancora in questi giorni, che rende al Signore, che rende ancora più attenta questa tenerezza nei confronti della Chiesa, che loro, Maria, Giuseppe e il bambino erano senza peccato, invece questa piccola compagnia, questa piccola compagnia attorno a Lui è una compagnia di poveri peccatori. E questo, questo nascere del Signore rende ancora più tenera la protezione.
Non solo si devono difendere da coloro che vogliono uccidere il corpo, ma si devono difendere anche da coloro che vogliono uccidere l’anima, dal diavolo che vuole uccidere l’anima. E allora questa tenerezza è ancora più umana, nella difesa di questa piccola compagnia che nella notte di questo esilio è la sua compagnia non può che dire grazie per tale scelta, come noi siamo scelti da Dio, per tale scelta, per tale predilezione. E poi nel ritorno, nel ritorno dall’Egitto, dopo che sono morti in patria quelli che cercavano di uccidere il bambino.
Come questo fatto, come questo episodio, descritto dal Vangelo di san Matteo mi è di compagnia e di conforto in tutti questi anni, come la Chiesa non può nei confronti del mondo non può che fare quello che hanno fatto Maria e Giuseppe, non può che guardare quello che capita nel mondo.
Siccome che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, quando Giuseppe venne a sapere che in Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andare, e avvertito in sogno allora andò a Nazareth. Questa è la condizione della Chiesa nel mondo. Non so come ha fatto Giuseppe a sapere questo.
Leggendo i giornali allora, ma anche adesso, certamente l’indicazione che monsignor … il giorno dell’ordinazione sacerdotale di don Giussani ha detto, “tutti i giorni guarda i giornali”, certamente prefigurava una condizione così della Chiesa, nella sua inermità, non fare assolutamente nulla, nulla per cambiare le condizioni del mondo, per cambiare quello che nel mondo accade, può soltanto domandare a vedere come il Signore conduce le vicende di questo popolo, perché la sua gloria, nella salvezza di quelli che lui ha scelto, la sua gloria nella sua Chiesa sia ancor più vera per tutto il mondo, più splendente e gloriosa.