1 APRILE 2010 – GIOVEDÌ SANTO

 

Celebriamo la sua ora, “sapendo Gesù che era venuta la sua ora, l’ora di passare da questo mondo al Padre”.

Celebriamo la sua ora in cui, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Celebriamo l’ora di Gesù, in quest’ora, che è anche l’ora del diavolo – “Questa è la vostra ora, l’ora delle tenebre” – così in questa stessa notte era Gesù. E allora in quell’ora che è anche l’ora del diavolo – “avendo il diavolo messo in cuore a Giuda di tradirlo”, a Giuda, uno dei dodici, di tradirlo – in quest’ora, che è anche l’ora delle tenebre, come risplende, come risplende più umile e più bella l’ora di Gesù.

Come è più bello che ci si affidi, che Gesù si affida al Padre, in quest’ora che era la sua ora ed era anche l’ora del potere delle tenebre. Come è più bello questo affidarsi al Padre, come è più bello questo abbandonarsi al Padre, come è più bella questa confidenza, questa confidenza che l’ora del pianto, che l’ora delle tenebre rende solo più bella, più bella, rende solo più umile, rende solo più evidentemente di grazia, più evidentemente di grazia.

È stato così anche per Gesù, anche per il Figlio di Dio è stato dono del Padre l’abbandonarsi al Padre.

Dice san Tommaso d’Aquino, in una pagina così bella: “Avendo il Padre ispirato alla volontà del Figlio di accettare la passione, di dire sì, gli comunicò la pienezza della carità. Il Padre dona la pienezza della carità così che il Figlio, nell’ora delle tenebre, possa abbandonarsi al Padre. E così l’ora delle tenebre è vinta dalla sua ora, l’ora delle tenebre è vinta da questo amore, da questo amore che il Padre gli dona, da questo amore in cui il Figlio, il Figlio unigenito si abbandona.

Così questa sera due piccole preghiere ritornano alla mia mente. Sono preghiere che ho imparato, che abbiamo imparato, tanti di noi, da bambini: una che cantiamo, che canteremo anche alla comunione: “Gesù caro, vieni a me e il mio cuore unisce a Te”. È tutto raccolto in questa piccola preghiera.

“Gesù caro”: è la fede che lo riconosce caro, caro all’uomo, tesoro al cuore, dolce al cuore; è la speranza che gli chiede di venire: la speranza domanda, la fede riconosce, la speranza domanda: “Vieni a me”; è la carità l’abbraccio suo al mio povero cuore: “E il mio cuore unisci a Te”.

E poi c’è un’altra giaculatoria che questa sera ci può accompagnare nella preghiera in silenzio davanti al tabernacolo: “Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo sacramento”. Come mi colpisce, come mi accompagna in questo tempo questo “ringraziare in ogni momento”, perché la vita ci è data perché questo grazie in ogni momento possa diventare a poco a poco, secondo il dono del Signore, ma possa diventare di ogni momento, di ogni momento.

Questo è l’anticipo del Paradiso, quando si ringrazia ogni momento, quando la dolcezza della sua carità è così presente che uno può ogni momento dire grazie: così si anticipa il Paradiso, così si anticipano i miracoli, quando uno ringrazia ogni momento, quando il Signore dona nel cammino della vita di rendere possibile di dire grazie ogni momento il Paradiso inizia sulla terra e i miracoli sono assicurati dal Signore.