10 APRILE 2010

 

Mercoledì scorso il Papa, parlando della Pasqua, della risurrezione del Signore, ha citato e commentato l’ultimo versetto del Vangelo di san Marco, quando, dopo che Gesù è asceso al cielo, dopo aver ordinato agli apostoli di andare in tutto il mondo, Marco finisce così il suo Vangelo: “E essi partirono e predicarono dappertutto e il Signore operava insieme con loro”.

“Il Signore operava insieme con loro”. Come è bella questa frase con cui si conclude il Vangelo di Marco: “Il Signore operava insieme con loro” e aggiunge: “Confermava la loro parola con i miracoli che l’accompagnavano”.

È il Signore che opera all’inizio con gli apostoli e, come abbiamo letto nella prima lettura, compie, anche solo attraverso l’ombra di Pietro, compie i miracoli. È il Signore che operava con loro, non sarebbero partiti se il Signore non avesse operato con loro, non sarebbero andati in tutto il mondo.

Pietro non sarebbe stato ucciso sul colle Vaticano, come Gesù gli aveva preannunciato, se il Signore in quel momento non operava con lui, se il Signore in quel momento non sosteneva e confortava la sua povera fede, se il Signore in quel momento non sosteneva Pietro come si può sostenere un bambino piccolo piccolo.

Il Signore operava con loro e confermava la parola, la parola degli apostoli, la parola della lettura che abbiamo ascoltato, di Giovanni, l’inizio dell’Apocalisse, la visione che Giovanni ebbe nel giorno del Signore. Dopo essere stato salvato per miracolo, qui a Roma, dal martirio, viene mandato a Pathmos e (già allora il primo giorno della settimana si chiama giorno del Signore, cioè domenica), nel giorno del Signore vide in visione Gesù che gli dice: “Io ero morto ed ora sono vivo per sempre”.

Che sia vivo, che sia vivo lo si riconosce perché opera con noi e perché conferma la nostra povera parola, quella parola che se non ci fosse la sua conferma sarebbe così vuota, conferma la nostra parola con i miracoli, con i segni della sua presenza. “Adesso che è salito al Padre si manifesta di più”, così sant’Ignazio di Antiochia nel 100, 110 dopo Cristo, scriveva: “Il nostro Dio, Gesù Cristo, ora che è salito al Padre si manifesta di più”.

Nelle persecuzioni il cristianesimo è confortato non dalla sapienza degli uomini, ma dalla forza di Dio