Da allora, da quando, come viene descritto nel Vangelo di Luca, da quando Gesù pone questa domanda: “Le folle chi dicono che io sia?”, e poi: “Ma voi, voi chi dite che io sia?”, questa distinzione tra le “folle” e “voi”, questa distinzione attraversa e in fondo è l’unica distinzione reale, che non è separazione, che non è possesso di un dono che non si può possedere perché è grazia di ogni istante, “gratia facit fidem”, la grazia fa, crea la fede.
Ma comunque questa distinzione attraversa e ci sono dei momenti, dei momenti nella storia della Chiesa in cui questa distinzione è così evidente ed è realmente come diceva Paolo nella lettera che abbiamo ascoltato, ed è realmente l’unica cosa che avvicina o non avvicina: “Quanti siete battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo, non c’è più né giudeo, né greco…”, vi siete rivestiti di Cristo.
Come è evidente in questo momento, come è evidente che l’unica vicinanza tra noi è chi è in grazia di Dio. Chi, battezzato in Cristo, si riveste di Cristo.
Il rivestirsi di Cristo nella vita vuol dire essere in grazia di Dio.
C’è un discorso bellissimo di sant’Agostino ai neofiti, coloro che erano stati battezzati … otto giorni dopo la Pasqua, in cui Agostino dice: voi che siete stati battezzati in Cristo, e poi esprime tutta la tenerezza di lui padre, vescovo, verso questi figli nuovi della Chiesa, “voi che siete stati battezzati in Cristo fate sì che nella vita rimaniate rivestiti di Cristo”.
È solo la grazia di Dio, è solo essere in grazia di Dio che facilita. Tutte le altre cose come sono lontane, come sono lontane, tutte le altre cose… è vicino chi, nell’istante presente è in grazia di Dio, ed è lontano chi nell’istante presente non è in grazia di Dio.
Ci sono dei momenti nella vita della Chiesa, nella storia della Chiesa in cui rimane solo questa vicinanza, la vicinanza di chi è in grazia di Dio. Come tutte le altre pur buone possibilità sono distanti, e rimane la vicinanza di chi nel momento è in grazia di Dio. E questa grazia di Dio, questa grazia di Dio prega, … “in nobis gratiam tuam”, dice la preghiera della messa della liturgia ambrosiana: la tua grazia preghi in noi. E la grazia di Dio, e la grazia di Dio è la carità, è la carità che ha come suo traboccare l’amore verso … ed è la carità che ha come vertice l’offerta della propria vita al Signore nella santa Chiesa.
È questo che rende vicini, è questo che rende vicini anche se si è lontano centinaia, migliaia di chilometri. È l’essere in grazia di Dio, la grazia in fondo si esprime come preghiera e si esprime come carità. Questa fede che vive nella carità si esprime innanzitutto come preghiera e si esprime poi come dono che alla preghiera dell’umile risponde, come dono che alla preghiera del pubblicano risponde, di rinnovare e di essere pieno di questa grazia, della pienezza di questa grazia. […] si rinnova la memoria della sua passione [...] Il cuore chiede i miracoli ci rende vicino.
Così che i bambini che hanno fatto la comunione sono le persone più vicine perché hanno la grazia di Dio e anche le loro piccole mancanze confessandosi viene rinnovata la sovrabbondanza della grazia di Dio. “Non c’è più né giudeo né greco né schiavo né libero né maschio né femmina, perché tutti voi siete uno, uno in Cristo Gesù, la sua grazia, la sua presenza rende uno, non solo vicini, rende uno, uno in Cristo Gesù.
