30 OTTOBRE 2010

Rex tremendae majestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis.

Quanto sono belle le parole queste parole del “Dies irae” che canteremo, possono confortare e confortano il cuore, possono diventare come una breve preghiera, una breve giaculatoria che sale dal cuore.

“Rex tremendae majestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me, fons pietatis” Re di tremenda maestà, che salvi gratuitamente coloro che Tu salvi, coloro che il Padre ti ha dato nelle mani, quello che il Padre ti dà, che salvi gratuirtamente coloro che tu salvi, salva me, o pietà. Salvami, sorgente di tenerezza, o pietà, pietas, come una mamma verso il suo bambino piccolino, come un padre verso i suoi diletti. “Salva me, fons pietatis”, “prenditi Tu cura, prenditi Tu cura del mio destino”.

Come è bella questa invocazione: “Prenditi Tu cura del mio destino, io sono povero e infelice”.

Oggi nei Salmi, nel Breviario, più volte si è ripetuta questa espressione: “Io sono povero e infelice, di me ha cura il Signore”. Ma da parte nostra è solo una preghiera, è solo una domanda, come è conforto che sia, che possa essere preghiera, che sia domanda: “Tu prenditi cura del mio destino”