6 NOVEMBRE 2010

 

In queste ultime domeniche dell’anno della Chiesa, in queste ultime tre domeniche, siamo invitati, e poi anche all’inizio dell’Avvento, del nuovo anno, nel tempo dell’Avvento, siamo invitati a guardare a quello che il catechismo, a quelle cose, quei fatti che il catechismo chiama i “Quattro Nuovissimi”., ”nuovissimi” vuol dire le cose ultime, le cose definitive: morte, giudizio, Inferno e Paradiso.

Queste sono le cose definitive: la morte e il giudizio personale, poi l’Inferno, l’infelicità eterna e il Paradiso, la beatitudine eterna. I Nuovissimi della Chiesa non sono solo le cose definitive per ciascuno di noi, Nuovissimi è anche, è anche il suo ritorno, il suo ritorno dopo questo breve tempo, Nuovissimi è anche la risurrezione della carne, e Nuovissimi è anche questo breve tempo, tant’è vero che Paolo nella “Lettera agli Ebrei” dice: “In questi tempi, che sono gli ultimi, in questi tempi che ha parlato a noi per mezzo del Figlio, anche questo tempo, anche questo breve tempo che manca dall’ascensione al cielo del Signore, al suo ritorno glorioso, anche questo breve tempo è un tempo ultimo.

Viene in mente la parabola di Gesù: “voi sapete riconoscere il tempo, quando viene lo scirocco voi dite: ci sarò caldo, e quando la sera, come questa sera, vedete il cielo rosso, dite: domani sarà bel tempo, voi che capite queste cose perché non sapete riconoscere il tempo in cui viviamo?”.

Quante volte viene in mente questo, anche tra di noi, quante volte viene in mente di dire questa frase di Gesù, questa domanda di Gesù: perché non sapete riconoscere il tempo in cui viviamo? Questo tempo breve, questo tempo, questo tempo che, come il Papa ha detto il 10 ottobre, parlando a braccio, ai vescovi, del sinodo e delle Chiese del Medio Oriente, questo tempo che ha nel capitolo dodicesimo dell’ “Apocalisse” di Giovanni la sua descrizione: non si può tenere, non si può non tenere presente, questo tempo è definito dallo scatenarsi del diavolo, perché ha poco tempo, perché ha poco tempo, perché è stato sconfitto, è stato ferito a morte, ma proprio perché è stato colpito a morte si accanisce di più odio verso Colui che lo ha sconfitto e verso coloro che custodiscono i suoi comandamenti e hanno la sua, la sua testimonianza.

Allora, diceva il Papa, in questo scatenarsi delle potenze sconfitte, sconfitte ma non definitivamente e quindi ci odiano di più proprio perché sono state sconfitte, proprio perché sono state ferite a morte in questo scatenarsi delle potenze e di una potenza il Papa ha detto che è una potenza anonima.

Anche questo come è realistico, queste potenze anonime, queste potenze anonime… .

Quando il Papa ha detto: allora il drago rosso, questo grande drago rosso, dopo che il Signore è salito al cielo, vomita proprio contro una donna, la donna che è la madre di Gesù, che è Maria ed è la sua Chiesa, vomita contro la donna questo fiume per inghiottire la donna, perché la donna anneghi in quest’acqua. E allora la terra viene in aiuto, viene in aiuto della donna. Che cosa vuol dire che la terra viene in aiuto della donna in questo tempo nuovissimo, in questo tempo ultimo?

E la terra apre la sua bocca e così il fiume invece che investire la donna entra nella terra e così la donna è salva. Maria. Il Papa dice una cosa bellissima, dice: Maria e suo Figlio, suo Figlio. Ieri sera, dicendo il Rosario, mi sono venute in mente le parole di Gesù: “E coloro che fanno la volontà di Dio sono per me fratello, sorella e madre, è madre di Cristo chi per sua grazia fa la sua volontà.

E allora Maria e il Figlio, il Figlio di Dio viene salvato, viene salvato da questa onda tempestosa. E allora il drago, il drago si scatena contro i figli, i figli della donna, contro coloro che osservano, dei poveri peccatori che per grazia conservano i suoi comandamenti, che per grazia prestano la sua testimonianza.

Questo è il tempo che stiamo vivendo, questo è il tempo previsto che stiamo vivendo, breve per ciascuno di noi, breve per tutta la storia del mondo, questo è il tempo che si vive, come dice Paolo nella lettera stupenda che abbiamo ascoltato, nell’amore di Dio, nel suo amore, nella carità che è da Dio e nella tenerezza di Gesù Cristo.

Così, per usare le ultime parole pubbliche di Giussani che, in occasione del quarto centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo, ha rivolto in una lettera all’arcivescovo di Milano, così, per richiamare quella parola, ultima parola che Giussani ha detto nel Natale prima di morire: “Così avviene la scommessa, la scommessa circa il Signore Gesù. In questo tempo, nell’amore di Dio e nella pazienza di Cristo avviene la scommessa che il Signore, che ha vinto, possa non solo quando ritornerà (quando lo vedranno tutti e allora tutti lo riconosceranno), ma anche in questo brevissimo tempo possa Lui dare testimonianza del suo potere”.