15 GENNAIO 2011

 

Abbiamo ascoltato, nella seconda lettura, l’inizio della prima lettera di Paolo ai Corinzi.

Come è bella la descrizione che Paolo fa di tutta la Chiesa, cioè di “coloro che, in ogni luogo, invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo”, così definisce i fedeli: coloro che sono stati resi santi in Cristo Gesù, coloro che in ogni luogo della terra…”, allora il mondo era piccolo, era più piccola la terra dove c’erano coloro che invocavano il nome del Signore Gesù, adesso in tutta la terra è piccolo questo gregge, in ogni parte c’è qualcuno che invoca il nome del Signore nostro Gesù Cristo.

Questa è la sua Chiesa, coloro che in tutta la terra invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, coloro che su tutta la terra lo pregano, coloro che su tutta la terra pregano Lui, Lui, il Signore nostro Gesù Cristo, domandano a Lui, invocano Lui, pregano Lui.

“Tutto il giorno io chiamo il Signore, verso di te protendo le mie mani”, questo verso del salmo mi ha fatto compagnia, “tutto il giorno io chiamo il Signore, verso di te protendo le mie mani”, su tutta la terra c’è qualcuno che tutto il giorno lo chiama, lo chiama il Signore nostro Gesù Cristo, verso di Lui protende le mani, quando si è nelle angosce la preghiera non sa formularsi in parole, quando la preghiera coincide col mettersi in ginocchio presso di Lui, volgendo lo sguardo al cielo, a Lui, al Signore nostro Gesù Cristo.

Ma la cosa che volevo dire e che in questi giorni mi è sempre più evidente, è che se tutto il giorno lo si possa chiamare, occorre che prima, prima Lui si faccia vicino, “tutto il giorno l’ho chiamato nell’angoscia”, ma non era la sorgente della preghiera: la sorgente della preghiera non sono le necessità, la sorgente della preghiera non sono i bisogni, la sorgente della preghiera non è l’angoscia, questa è solo l’occasione, questa può essere l’occasione della preghiera, ma la sorgente della preghiera è Lui che si fa vicino, se Lui non si fa vicino, la sorgente della preghiera è la dolcezza del suo farsi vicino.

Se Lui non si fa vicino, non si domanda, e anche l’angoscia strozza, strozza la domanda, ma non si esprime in domanda, la sorgente della preghiera è la dolcezza del suo farsi vicino, la sorgente della preghiera è l’abbraccio, l’abbraccio del suo farsi vicino, del suo, del suo rendersi, rendersi vicino, del suo farsi incontro, del suo toccare anche soltanto nell’orizzonte, toccare la speranza di questa dolcezza.

“Senza di te nulla guardo che la terra”, senza di Lui non si può desiderare nulla sulla terra, così chiediamo al Signore, chiediamo al Signore che sostenga la preghiera, la nostra povera preghiera, che la sostenga con il suo farsi vicino, che la sostenga con la sua grazia, con il suo mostrarsi e quindi dimostrarsi.

Quando lui sta vicino e si rivela, allora dimostra di essere potente, dimostra di essere il figlio di Dio, come Giovanni Battista: “Io ho creduto e ho testimoniato che questi è il figlio di Dio”.