“Chi rimane in Me…”

 

“Chi rimane in me”, abbiamo ascoltato nel canto dell’Alleluia, “chi rimane in me porta molto frutto”.

Così che è facile comprendere come impiegare i talenti che il Signore ci dona. I talenti di natura che il Signore ci ha donato e i talenti di grazia. Il loro impiego è tutto descritto in quella frase di sant’Agostino che 30Giorni ha messo come titolo a quell’articolo che più volte io ho citato che secondo me contiene il giudizio più chiaro sulla vita della Chiesa e sulla nostra vita, sulla storia della Chiesa e sulla storia che abbiamo vissuto noi, l’articolo che don Lorenzo ha scritto su questo numero di 30Giorni, il titolo è Caino costruisce la città, Abele offre ciò che Dio gli dona. Impiegare i talenti vuol dire offrirli al Signore, questo è il gesto che impiegare i talenti vuol dire offrirli a Colui che li dona.

E poi l’articolo di Lorenzo continua con quella frase di sant’Agostino che, ripeto, riassume tutto perché la città del mondo ha il problema praesentia sua dimostrante, ha il problema di dimostrare di esserci, la città del mondo, cioè ciascuno di noi, se non è toccato e portato dalla grazia del Signore, ha il problema di esserci e di mostrarsi, e dimostrarsi che c’è.

Come è vero questo!

E invece la città di Dio, praesentia sua, serve con quello che è, con il suo corpo, per usare l’espressione che l’apostolo usa di più: offrite i vostri corpi, cioè uno con quello che è si mette a disposizione, perché un Altro, un Altro, mostri che esista. La chiesa non deve dimostrare di esistere perché non è la speranza dell’uomo, il Signore che usando di questo corpo che siamo noi, che è il nostro povero corpo, che è la sua chiesa, è il Signore che mostra di essere vivo, noi possiamo solo mettere a disposizione il nostro corpo, il nostro corpo vuol dire la nostra condizione concreta. “Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, gradito a Dio”.

E poi Paolo dice: “Questo, questo è il vostro culto ragionevole”. Come è bella questa espressione: ragionevole. È ragionevole vivere così, è ragionevole non avere il problema di dimostrare di esserci, di dimostrare di essere qualcuno, è ragionevole mettere a disposizione il nostro corpo perché Colui che è risorto si manifesti nel nostro corpo mortale.

Così Caino costruisce, Caino costruisce. E come è bella l’espressione che in fondo non dice la Bibbia perché Abele è accolto e Caino è riprovato, non dice che Caino è cattivo, dice soltanto che Dio ha voluto bene ad Abele e ha riprovato, non ha accolto Caino. Caino costruisce, Abele compie solo quello che Dio gli dona.

E così può capitare, può capitare che il desiderio del Paradiso si affacci all’orizzonte e non perché, e non perché è duro il cammino della terra, ma perché l’esperienza dell’anticipo della dolcezza della sua presenza è così reale che come sarà bello e grande l’abbraccio del Paradiso!